Le brutte notizie danneggiano i consumi?

Le cattive notizie non danneggiano l’economia, ma quelle imprecise si.
Si dice che, in periodo di crisi, le informazioni ansiogene azionino meccanismi psicologici in grado di influenzare le scelte d’investimento.
Per questo dal mondo economico e politico spesso si sono sollevate lamentele nei confronti del pessimismo dei giornali e delle previsioni negative.

In Italia le critiche del Governo a media e istituti economici hanno seguito una linea d’agire quasi tesa a nascondere gli aspetti negativi della crisi per non perdere la fiducia di consumatori e investitori, perché il pessimismo affatica la ripresa.

Addolcire la pillola in realtà non serve a niente.

Le notizie negative sono necessarie, ciò che spaventa è la non chiarezza delle informazioni diffuse e l’imprecisione dei dati.
Gli annunci dei politici e dei leader per incoraggiare i consumi, diluire l’ansia e auspicare il vicino epilogo della crisi, non sono efficaci sull’opinione dei consumatori. Lo è molto di più il prestigio di chi emette la notizia e sono le informazioni confuse, o spesso volontariamente frammentarie per non creare allarmismi, che aumentano la diffidenza.

Le cattive notizie quindi giovano al mercato economico quanto quelle positive, ciò che è necessario è supportare le informazioni con dati e prove concrete per avvalorarne l’autorevolezza e l’affidabilità.

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