Pittsburgh, il simbolo della ripresa

All’epoca della scorsa generazione Pittsburgh era una città industriale in crisi. Poi negli anni ’80, come in una classica storia americana a lieto fine, l’avvio di un piano di sviluppo ha permesso il rilancio economico della capitale della Pennsylvania, sostenendo la nascita delle piccole e medie imprese, concentrate soprattutto nel comparto del software e delle biotecnologie.

Oggi Pittsburgh si prepara ad accogliere i 20 “big” della Terra.
La capitale, simbolo della ripresa, è stata scelta per ospitare il vertice che si aprirà ufficialmente stasera, e sarà una città blindata ad accogliere i leader mondiali reduci dal congresso di New York.
Dall’assemblea delle Nazioni Unite, tenutasi nell’epicentro della recessione finanziaria, l’attenzione quindi si sposta alla capitale della Pennsylvania, segnata da una grande corsa in salita verso la ripresa industriale e sarà proprio questo il tema centrale dei lavori: risollevarsi dalla crisi.
Vero che ai primi posti dei temi da trattare dai 20 grandi si trovano questioni inerenti ai cambiamenti climatici di cui si è discusso all’assemblea Onu, ma i riflettori sono puntati sulle possibili decisioni che verranno prese sul comparto finanziario.
“Scopo di questo G20 è mettere a punto regole per rafforzare la struttura dei centri finanziari, mettere fine all’avidità, agli eccessi e abusi che ci hanno trascinato verso il disastro, per evitare che la crisi ci colpisca di nuovo.”, ha dichiarato il presidente Usa Barack Obama.
Tuttavia non si prevede un clima di mite collaborazione, a giudicare dalle avvisaglie di battaglia che giungono dal ministro delle Finanze tedesco, che accusa la Gran Bretagna di osteggiare l’approvazione di normative più severe, soprattutto nel campo del’hedge fund che costituisce circa il 15% del Pil britannico.

Molto di ciò che sarà deciso dipende invero dal Financial Stability Board, organismo guidato da Mario Draghi, che avrà il compito di proporre regole sui capitali delle istituzioni finanziarie.
La barriera che si erige tra il “blocco del credito anglosassone”, composto da USA e Gran Bretagna, e i Paesi dell’Unione europea è che i primi grazie agli aiuti statali sono quasi usciti dalla crisi, mentre gli europei temono un indebolimento dei loro gruppi bancari e rifiutano quindi le massicce ricapitalizzazioni che gli Usa vorrebbero imporre.

Altro tema caldo da affrontare è quello della disoccupazione, che sta assumendo sempre più le caratteristiche di una vera e propria emergenza.
Il vertice di Pittsburgh sarà un’occasione anche per valutare i progressi fatti dopo i summit di Washington e Londra, oltre a discutere ulteriori azioni volte ad assicurare una ripresa sostenibile dalla crisi globale.
Da parte italiana, oltre naturalmente al governatore Mario Draghi, saranno presenti il premier Silvio Berlusconi e il ministro Giulio Tremonti.
Berlusconi all’Onu ha suggerito la necessità di progettare “un sistema di riserve strategiche di materie prime” e si è dichiarato fiducioso nella possibilità di uscire dalla crisi, assicurando però il mantenimento di un mercato aperto e nel rifiuto di politiche “protezionistiche”.
Il premier italiano ha anche commentato la necessità della lotta ai paradisi fiscali, mentre in Italia l’approvazione dello Scudo-ter fa sollevare tumulti tra l’opposizione e indignare l’Associazione Nazionale Magistrati.

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