Mercati – In difesa del valore per gli azionisti

La recente crisi  ha spinto i principali attori del mondo finanziario ed economico e i maggiori esponenti dei governi a porsi domande difficili su cosa abbia spinto il sistema finanziario sull’orlo del baratro. Generalmente tra “i colpevoli” dell’ultimo “boom and bust cycle” si trovano incentivi perversi, avidità sfrenata e bassa regolamentazione. Il concetto di valore per gli azionisti ha  raccolto una pioggia di critiche. Jack Welch, ex presidente e CEO di General Electric lo ha definito  come “l’idea più stupida del mondo”. Roger Martin, preside della business school dell’Università di Toronto, ha affermato che è giunto il momento “di eliminare definitivamente la teoria del valore per gli azionisti”. Mentre ci sono molte ragioni per cui l’economia è andata male, l’adesione ai principi del  “valore per gli azionisti” non è tra queste.

Molti corporate executive  hanno travisato l’espressione “valore per gli azionisti” e pochi hanno agito in accordo con i suoi principi. Il nucleo del problema è che cosa significhi generare valore per gli azionisti. Per Welch, Martin e altri il termine significa aumentare al massimo il prezzo delle azioni di breve termine. Le società che generano valore per gli azionisti, si ritiene comunemente, fanno qualsiasi cosa sia necessaria per ottenere un prezzo di mercato più elevato. Si tratta di un profondo fraintendimento del concetto.
I dirigenti creano valore per gli azionisti quando allocano capitale al fine di aumentare il valore attuale dei free cash flow di lungo termine. Queste decisioni includono investimenti nel capital spending, in fusioni e acquisizioni e nel riacquisto di azioni proprie. La premessa è che se una società costruisce valore, il prezzo delle azioni alla fine rifletterà quel valore. I dirigenti che aderiscono ai principi del valore per gli azionisti generano valore, non un aumento nel prezzo delle azioni.

Mentre alcuni dirigenti ammettono che non dovrebbero essere responsabili del prezzo delle azioni, rimangono restii ad abbracciare il concetto di generare valore per gli azionisti. Vale la pena spiegare perché questo è l’obiettivo da perseguire, e come altri stakeholder, compresi dipendenti, clienti e fornitori, si inseriscono nel quadro.

Per aumentare i free cash flow di lungo termine, una società deve gestire correttamente i rapporti con i principali azionisti. Ad esempio, le imprese che fanno pagare eccessivamente i loro beni o servizi perderanno la competizione o non riusciranno ad attrarre clienti. Le imprese invece  che fanno pagare troppo poco possono avere clienti soddisfatti, ma non saranno in grado di portare a termine i loro obblighi finanziari. Quindi una società  di successo orientata al valore per gli azionisti deve trovare il prezzo che aggiunge valore per entrambi clienti e azionisti.
Altrettanto con spese e investimenti. Pagare i dipendenti troppo poco assicura una forza lavoro sotto gli standard in un mondo altamente competitivo. Pagarli troppo, come le società automobilistiche hanno scoperto, ostacola la capacità della società di rimanere competitiva nel lungo periodo. Un simile ragionamento si estende ai fornitori, al governo e alle comunità locali.

In breve, le società che riescono ad aumentare il “valore per gli azionisti” devono negoziare in modo efficace con tutti i loro stakeholder. La praticabilità sarà messa alla prova se uno qualunque degli stakeholder guadagna troppo o troppo poco in un periodo di tempo prolungato. L’approccio “valore per gli azionisti” riconosce i difficili “trade-off” che i dirigenti di azienda si trovano ad affrontare. Ma una cosa è chiara: una società non può aumentare “il valore per gli azionisti” attraverso il sistematico sfruttamento degli stakeholder.
Non è il valore per gli azionisti che ha tradito il management, è il management  che ha tradito il valore per gli azionisti. Per i dirigenti è giunto il momento di tornare ai fondamentali: creare valore attraverso una corretta allocazione dei capitali, allineare la retribuzione degli incentivi con i principali driver del valore e comunicare in modo trasparente e giudizioso con la comunità finanziaria.

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