La proposta circolata nei giorni scorsi di fare partecipare i lavoratori agli utili dell’impresa ha sollevato l’ennesima questione poiché è stata valutata come rischiosa per il lavoratore, inutile per l’efficienza aziendale e in qualche misura addirittura controproducente.
L’utile d’impresa è, in linea generale, la differenza tra ricavi e costi; due grandezze incerte e variabili, che cambiano nel tempo e soggette ad una molteplicità di fattori (la domanda di mercato, i prezzi delle materie prime, il costo dell’energia, le tariffe di trasporto, la fiscalità ecc. ). Inoltre, la differenza tra costi e ricavi – l’utile che si vuole ridistribuire ai lavoratori – è ancora più incerta e variabile della due grandezze originali. Infine, le determinanti dell’utile (costi e ricavi), e quindi l’utile stesso, sono per lo più assolutamente fuori dal controllo del lavoratore.
La stragrande maggioranza dei rispondenti, pari all’ 81% si è dichiarata d’accordo con la proposta di distribuire gli utili d’impresa; soltanto il 13% di essi si dichiara contrario ed un esiguo 6 per cento resta indeciso sulla questione.