Chi vuole dollari?

I prezzi delle commodities sono a rialzo, perché gli investitori le stanno utilizzando come un modo di coprirsi contro il rischio dell’inflazione (e qui occorre capire da dove sopraggiungano i timori dell’inflazione perché la disoccupazione è ancora alle stelle).

I prezzi delle commodities, per gli scambi internazionali, sono pagati in dollari ed un dollaro debole inevitabilmente fa alzare il loro prezzo. Il Dollar Index invece, che ricordiamo è una misura del USD contro un paniere di sei major, è sceso al minimo da due settimane; in effetti, non piace al mercato il fatto che la Fed potrebbe legittimamente essere tra le ultime banche centrali a rialzare i tassi di interesse.

La notizia forse più importante di ieri riguarda la RBA che ha inaspettatamente alzato i tassi di interesse principali dello 0,25% portandoli al 3,25% (ricordiamo che il livello 3% non veniva toccato da 49 anni). I segnali di ripresa hanno dato fiducia alla RBA, che sta godendo a quanto pare della grande richiesta di commodities da parte dell’Asia; il rialzo dei tassi ovviamente ha attirato un flusso di capitali ingenti e quindi l’Aussie ha guadagnato parecchio terreno. Speriamo solo che i rialzi dell’Aussie non blocchino la loro ripresa  via minori esportazioni.

L’ultima nota, ma non per questo meno importante, della situazione attuale è l’oro record. Ieri lo abbiamo visto a $1043,78 – quasi un record storico – e quindi l’oro quest’anno ha guadagnato il 18% ma potrebbe non fermarsi qui, visto che anch’esso è un hedge contro l’inflazione. Passiamo dunque all’analisi tecnica e vediamo – dopo la spara dell’EurUsd di ieri – come si apre il mercato stamani.  Partiamo con il consueto eurodollaro per incominciare ad affrontare l’analisi tecnica.

Il cambio è riuscito ieri notte a salire oltre il livello di resistenza di 1.4680, riaprendo così la strada alle ipotesi rialziste che vedono come obiettivo primario un livello prossimo al doppio massimo di 1.4840. Nell’immediato è da considerare un ottimo punto di supporto, come si evince da un grafico orario, 1.4680.

EurUsd –  60 Min

La sterlina in generale rimane ancora una delle valute più maltrattate.

Se osserviamo il rapporto con il dollaro notiamo quanto i prezzi si stiano mantenendo pericolosamente vicini ai due livelli di supporto fondamentali. Il primo, nell’immediato, è 1.5870, mentre il grande livello di supporto è 1.5770: quest’ultimo livello deve essere considerato come il più importante livello di supporto, capace di far indebolire ulteriormente la sterlina sino al supporto chiave di 1.5350.

Nei confronti dello yen la situazione non appare differente. Ci troviamo molto vicini a 139.75, primo supporto chiave in grado di supportare la debolezza della sterlina e non permettere che si ritorni sui prezzi visti ad inizio anno. Il successivo, e più importante, è 135.60 che rappresenta il 61.8% di ritracciamento (utilizzando le percentuali di Fibonacci) dal minimo di 118.85 al massimo di 163.10: attenzione quindi alla sua tenuta perché la teoria vuole che un superamento di questo supporto conduca i prezzi all’inizio della partenza della salita di gennaio.

Se tutto questo non bastasse a giudicare la sterlina pericolosamente vicina ad un baratro, aggiungiamo il rapporto nei confronti dell’euro. Il cambio si trova prossimo alla resistenza di 0.93 figura ed un eventuale superamento condurrebbe i prezzi in salita sino al successivo 0.95 figura. Continuiamo a considerare 0.9080 come livello di “sicurezza” per la sterlina.
 

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