Scudo, la rivolta svizzera

Dopo l’acceso articolo di attacco al Ministero delle Finanze, lanciato dalla colonne del Corriere del Ticino, continua lo scontro tra il Governo e Berna.
I politici ticinesi si sono messi in movimento, minacciando ritorsioni sul transito dei Tir e sulla restituzione delle tasse pagate dai transfrontalieri italiani in Svizzera, mentre l’Abt (Associazione bancaria ticinese) lancia una campagna pubblicitaria che grida dagli spazi dei quotidiani “Il segreto bancario svizzero è vivo e vegeto”.

Secondo il direttore dell’associazione, Franco Citterio, la campagna è nata per combattere la disinformazione. Vista l’impennata di richieste di rimpatrio pervenuta ad ottobre dai clienti italiani, ci si adopera per promuovere il rimpatrio giuridico in luogo di quello fisico, possibile grazie al fatto che la Confederazione Elvetica non si trova più nella lista nera dell’Ocse, fatto di cui, assicura l’associazione, non tutti i clienti sono al corrente. Si tenta di mantenere i capitali su suolo elvetico, ma lo scudo fiscale italiano obbliga comunque il pagamento delle imposte dovute esclusivamente sul suolo nazionale. Il segreto bancario svizzero sta inoltre cedendo sotto i colpi dell’Ocse e del G-20, così come accade o è già accaduto in tutti i paesi dove era vigente il totale schermo sulle informazioni bancarie.
Il Liechtenstein, per esempio, si sta arrendendo alle pressioni europee accettando l’assistenza amministrativa degli Stati dell’Unione in campo fiscale e facendo cadere il segreto sui patrimoni esteri. I ministri delle Finanze delle nazioni Ue discuteranno domani un piano per l’accordo, ma esiste un dissidio sulle tempistiche dell’entrate in vigore della normativa sul segreto che, se non dovesse essere retroattiva come molti paesi (inclusa l’Italia) vogliono, pregiudicherebbe tutte le indagini fiscali in corso.

Per la Svizzera gli sviluppi di questo patto con il Liechtenstein sicuramente è fonte di preoccupazione. La Confederazione, infatti, si è dimostrata molto restia ad abolire il segreto, mostrandosi disposta invece ad applicare un’imposta del 20% sui redditi dei non residenti. Tuttavia i soldi pervenuti in Italia dall’euroritenuta secondo il Governo sono troppo pochi rispetto alle stime. Il Tesoro ha quindi inviato una lettera ufficiale a Berna, nel quale si denuncia l’aggiramento dell’euroritenuta con pratiche evasive, quali l’intestazione dei capitali a società non europee.
Ma la “ribellione” di Berna, d’altro canto, è orientata al cambiamento della stessa normativa sull’euroritenuta, che dal 2011 prevede l’incremento dell’aliquota fino al 35%, prezzo un po’ troppo alto per mantenere il silenzio sui conti bancari, segreto che forse è destinato ad estinguersi entro quella data a causa delle forti pressioni dell’Ue e dell’Ocse.
Intanto anche la Lega ticinese si mette in moto, appellandosi ad Umberto Bossi di Lega Nord perché intervenga a loro favore bloccando l’entrata in vigore dello scudo fiscale, ma dal Senatur la risposta è negativa: “Non si può tornare indietro”.

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