Il rischio corregge

Tutti i movimenti visti negli ultimi giorni ci sembrano vere e proprie prese di profitto e ci troviamo ora con il petrolio a quota 77$, l’oro a 1.030$, il Dow che ha chiuso sotto quota 10.000 (seguito da tutti gli altri stock markets) ed il mercato obbligazionario che sembra poter essere il vero driver di questi ultimi mesi dell’anno, con il rendimento del 10 anni Usa intorno a quota 3.50 ma che sembra poter salire ancora di un quarto di punto.

E con tutte le aste bond programmate per i prossimi giorni sembra quasi come una richiesta del mercato di un piccolo (neanche tanto) sconticino che aiuterebbe gli acquisti dei titoli Usa. Il dollaro è dunque visto ancora come valuta di finanziamento, poichè è la più liquida ed è quella che sembra poter dare una discreta sicurezza circa l’entità dei tassi di interesse, che dovrebbero mantenersi a livelli bassi ancora per parecchio tempo in quanto la disoccupazione galoppante (che non accenna ancora a segni di ripresa) fa presagire che i pericoli di pressioni inflazionistiche siano ancora lontani.

Spostandoci nel vecchio continente, ci sembra interessante ragionare sulla price action che sta mostrando la sterlina. Continuerà questo movimento impetuoso o siamo arrivati e il pound sarà destinato a soffrire ancora? La sensazione che abbiamo è che fino a settimana prossima potremmo mantenerci intorno a questi livelli ma che, dopo la decisione della BoE e soprattutto dopo l’inflation report, la valuta britannica potrebbe perdere ancora un po’ di terreno in quanto tira ancora un’aria sospettosa circa lo stato economico-finanziario inglese. Fermo restando che la view di medio periodo rimane sempre la stessa.

Un’ultima nota per la Norvegia, che ha alzato i tassi di 0.25 punti, portandoli all’1.50%. Seguono le motivazioni alla base della decisione: “Inflation has been slightly higher than expected. Unemployment is considerably lower than previously projected. The global economy is in a deep downturn, but there are signs of renewed growth. Activity in the Norwegian economy has picked up more rapidly than expected”.

UsdJpy – grafico orario

E riprendiamo con la consueta analisi tecnica del nostro amato mercato. “EurUsd, dacci fiducia!”.

Questo è il nostro grido di battaglia oggi. Dopo la rottura di 1,4967, con tanto di divergenza ribassista sul grafico weekly, abbiamo annunciato la correzione (contestualmente al tetto di 10.000 per il Dow Jones ed il 1100 dell’S&P 500). Le cose ci stanno dando ragione. Siamo scesi sotto la trendline rialzista sul grafico daily che vi illustriamo oramai da tempo (passa per 1,4750 oggi).

Dunque finchè si farà trading sotto 1,4750 siamo fiduciosi che la correzione prosegua.  D’accordo, allarghiamoci: sotto 1,4760 siamo tranquilli.  Proseguiamo con il secondo protagonista del nostro mercato, il UsdJpy (altrettanto liquido e utilizzato spesso per trading ad alte frequenze).

Stessa storia anche qui: comportamento da “Carry Trade” e discesa libera con obiettivo 90,10. Guardando alla discesa di EurUsd, e alla discesa del UsdJpy possiamo dedurre che il comportamento del Usd è più o meno stabile (debole) e quindi questi movimenti sono proprio dovuti a disinvestimenti in euro e a riacquisti di Jpy (per la conferma, si guardi all’EurJpy). Passiamo ad un cambio più “esotico”:

il UsdCad. Qui abbiamo notato una divergenza rialzista contestuale a quella ribassista su EurUsd. L’obiettivo primario del movimento dovrebbe essere 1,1000 (doppio top) e 1,0650 e 1,0750 sono due supporti abbastanza forti per aiutare la risalita. I cross contro sterlina invece soffrono ancora, o meglio si possono muovere contro tendenza rispetto alla correzione generale, perché tutti i cambi derivano dal Cable dove, avendo una sterlina irascibile al numeratore, ed un dollaro debole  ma incerto al denominatore, sta facendo movimenti volatili ma non-direzionali tendenzialmente. Quindi occhio al Cable per capire i cambi contro sterlina.

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