Telco, uscita Benetton testimonia debolezza del patto

Sarà a causa della svalutazione da 117 milioni della quota Telco che ha sicuramente inciso sul rosso di 46 milioni del 2008 di Sintonia, sarà perché il numero ha portato male, ma alla fin fine la finanziaria che controlla il 24,5% del capitale di Telecom Italia sembra esser l’unica a non aver rinnovato il patto.

La lettera aperta agli azionisti di minoranza della società di telecomunicazione, infatti, conferma il rinnovo dell’accordo Telco per altri 3 anni, in cui, a parte la società della famiglia Benetton, restano nel patto Telefonica (con il 42,3%), Generali (al 28%), Mediobanca e Intesa Sanpaolo (10,6% per entrambe).

Per Asati però, l’Associazione degli azionisti di Telecom Italia presieduta da Franco Lombardi, l’accordo Telco dimostra solo l’intenzione di non voler cambiare rotta, ossia adottare strategie di sviluppo che arrestino ed invertano il declino sul mercato domestico e che portino ad una crescita della società, anche tramite la vendita di asset. Telco, per l’Associazione, rende solo più evidente il conflitto di interessi di Telefonica, “che senza aver apportato le sinergie industriali inizialmente previste è un ostacolo alle residue possibilità di sviluppo di Telecom Italia all’estero, in veste di concorrente sia in Europa sia in Sud America, ed addirittura di acquirente diretto di taluni residui assets (vedi Hansenet in Germania)”.

Inoltre, la presenta di Telefonica nel patto, ha portato alla vendita quasi forzata di Telecom Argentina, che porterà necessariamente, riporta la lettera, ad un ulteriore indebolimento nel mercato sudamericano da parte di Telecom Italia, “oltre al potenziale danno che una vendita forzata rischia di produrre sul piano finanziario per tutti gli azionisti ad un valore potenziale sicuramente piu’ basso del mercato”.

“Il rinnovo del patto Telco sembra quindi non tenere il alcuna considerazione le esigenze di rilancio di Telecom Italia, ma anzi appare una operazione di “scambio e compensazione di interessi” tra soci di controllo, ove l’obiettivo della crescita di valore di Telecom Italia a vantaggio di tutti gli azionisti rimane una mera esercitazione retorica da comunicato stampa”.

L’uscita del gruppo Benetton da Telco, non vista di buon occhio da Asati, è la riprova di quanto sinora sostenuto. Sintonia è, infatti, “un “semplice investitore” senza interessi nelle TLC né nel credito, non avrebbe probabilmente trovato interessi compensativi rispetto ai maggiori rischi di una permanenza in Telco”. Secondo l’Associazione, quindi, l’uscita dei Benetton è un fatto molto grave, che rende ancor più palese la debolezza dell’accordo Telco ed il conseguente danno per gli azionisti.

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