Il paradosso delle banche spagnole

di Alessandro Santoni

Un paradosso più apparente che reale poiché il sistema è riuscito a far quadrato e supportare i costi della crisi grazie ad importanti leve operative assenti in altri sistemi bancari.
Ma procediamo con ordine ricordando che l’attuale crisi del credito spagnolo si esplicita bene con poche cifre. Gli impieghi hanno infatti segnato ad agosto la prima flessione della storia recente, cioè dal 1963, con un calo dello 0,7% sul corrispondente periodo del 2008, mentre lo stock delle sofferenze ha raggiunto i 90 miliardi di euro, un livello cinque volte maggiore rispetto al 2007. Dinamiche a seguito delle quali il rapporto tra le sofferenze e gli impieghi ha raggiunto il picco del 4,93% e cioè il livello più alto dal 1963. Ma c’è pure altro in quanto le coperture sulle sofferenze sono scese in dodici mesi dal 320% al 55%; dato medio nel primo semestre 2009.
Scenario decisamente preoccupante, anche se tutto ciò, almeno apparentemente, non si riflette sui conti di un sistema che, invece di trovarsi prossimo al collasso con banche penalizzate da forti perdite evidenzia istituti di credito con risultati da primato come dimostra il caso del Banco Popular, la terza Banca Spagnola con 2.200 filiali che a differenza di Santander e BBVA è una banca domestica con scarsa presenza internazionale e quindi un buon benchmark del sistema bancario locale.
Ebbene, il citato Banco Popular ha chiuso i primi nove mesi del 2009 con un trend di crescita delle sofferenze e un calo delle coperture simili a quelle del sistema, ma al pari dei suoi principali competitor locali è riuscito a mantenere una buona redditività realizzando un ROE (ritorno sul capitale) del 13%.
Un vero paradosso, anche se il segreto del Banco Popular e del sistema bancario spagnolo risiede in pochi numeri: una redditività sugli attivi aumentata nell’ultimo anno di 6 punti base grazie anche ad un portafoglio crediti che per il 50% del totale (fonte Credit Suisse) ha un floor minimo sotto il quale il tasso di interesse non può scendere per contratto, un forte contenimento dei costi con un rapporto costi su ricavi che è sceso al 31% rispetto al 34% di fine 2008 (tra i più bassi in Europa) e, soprattutto, una tassazione tra le più agevolate in Europa con imposte pari al 28% dell’utile lordo.

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