Confcommercio rivede il Pil, ma il commercio va male

La Confcommercio ha rivisto al rialzo le stime per il 2009: il Pil passa da un -4,8% a un -4,6%, mentre per il 2010 si stima un rialzo dello 0,7%, e dello 0,9% per l’anno successivo.
I consumi per il 2009 passano da un -1,9% a un -1,8% e, per il 2010, la Confcommercio prevede un aumento dei consumi dello 0,6% e +0,7% nel 2011.

Meno bene invece per le attività commerciali: sono oltre 50.000 i negozi hanno chiuso nei primi 9 mesi del 2009 e, a fine anno, si prevede un saldo negativo tra aperture e chiusure di circa 20.000 unità.
Secondo il Centro studi dell’associazione, che ha presentato il rapporto “Il commercio dentro la recessione”, entro la fine del 2009 i posti di lavoro persi saranno 108.000.
In nove mesi, tra gennaio e settembre di quest’anno, il numero di ore di cassa integrazione concesse nel settore del commercio è cresciuto del 330% ed equivale all’ammontare concesso nell’ultimo triennio.

Lo studio inoltre rileva che quasi il 40% del totale della spesa delle famiglia italiane è composto da affitti, bollette, servizi bancari e assicurazione obbligatoria. Dal 23,3% del 1970, l’incidenza di queste spese sul bilancio familiare è salita sino al 38,8% del 2008, e le previsioni per il futuro sono poco incoraggianti, stimando un incremento delle spese fisse che arriverà al 39% nel 2011.

Per quanto riguarda Mef e Istat, Confcommercio ritiene che la detassazione delle tredicesime sia “una misura straordinaria utile a chiudere in maniera più tonica l’anno ancora in corso e preparare per il 2010 uno zoccolo di ripartenza dell’economia piu’ robusto”.
Secondo la simulazione elaborata dall’ufficio studi la detassazione genererebbe un mancato gettito di 5,47 miliardi di euro, ma ad usufruirne saranno 27,3 milioni di lavoratori che avranno ognuno un beneficio medio di 200 euro.

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