L’Inflation Report affonda la sterlina

Ed era inevitabile. Come sosteniamo da tempo infatti non si è ancora pronti a vedere reazioni su dati macroeconomici (a meno che stupiscano nel vero senso della parola – in positivo o in negativo che sia), ma su commenti circa le aspettative di exit strategies, tassi di interesse e misure di sostegno all’economia, allora si. Ed è stato proprio questo il caso verificatosi nella mattinata di ieri, quando la sterlina in una mezzoretta ha fatto retromarcia, soprattutto contro dollaro ed euro, ed è andata a visitare punti importanti di supporto (si veda l’analisi tecnica). Il governatore Mervin King infatti, nel rilasciare l’inflation report, ha dichiarato che la recente debolezza della valuta britannica può costituire un buon segnale per le esportazioni britanniche e, nonostante i recenti sviluppi economici (che qualcosa di buono hanno mostrato), il linguaggio utilizzato è stato sostanzialmente dovish ed ha lasciato aperta la porta ad ulteriori misure di QE. Se dovessimo vedere il piano di stimolo aumentato ancora di 25 miliardi di sterline, la conseguenza principale sarebbe una perdita di valore della sterlina in quanto si andrebbe a minare il rating sovrano di tripla A, si aumenterebbero ancora le sterline in circolazione (e la legge della domanda-offerta la farebbe da padrona) ed infine si arriverebbe ad una cifra enorme di denaro per sostenere la ripresa (225 mld) che potrebbe non essere più ben vista dal mercato in quanto indicativa di effettive difficoltà durature sul lato recovery.
Il cambio eurodollaro appare invece ancora piuttosto indeciso sulla rottura del livello di 1.5060, attesa da parecchi operatori. Sono in molti ad avere aspettato infatti una rottura del primo livello di resistenza di 1.5020 per posizionarsi lunghi e ricercare una rottura del più importante 1.5060, trovandosi ora con una posizione lunga da gestire. L’idea di fondo è che il cambio possa nuovamente tentare una rottura a rialzo, nell’immediato, se dovesse riuscire a oltrepassare il livello suggerito dalla trendline sul 10 minuti a 1.5010. Gli stocastici lenti in zona di ipervenduto potrebbero rafforzare questa idea di nuovo rialzo del cambio.


EurUsd – grafico 10 min

Non è piacevole ripetersi, ma parlando del cambio UsdJpy dobbiamo necessariamente farlo. Da una settimana esatta ci troviamo all’interno di 100 punti di range, fra 89.30 e 90.30. La trendline con origine il 7 di ottobre scorso, da 88 figura, rafforza il livello di supporto indicando per le prossime ore un ulteriore supporto a 89.40.
Il calo della sterlina di ieri ha condotto il cable sui prezzi di settimana scorsa, riportando d’attualità il supporto di 1.6515. Non è semplice individuare una resistenza ad una eventuale, nuova, salita del cambio: ipotizziamo possa essere l’area di congestione di ieri mattina a 1.6670. Contro euro raggiunto un importante livello di resistenza a 0.9960, che con i massimi relativi fatti segnare all’inizio di novembre formano un doppio massimo che per il momento ha contenuto la perdita di valore del pound.
Molto interessante l’incertezza del cambio UsdChf nella rottura del livello di parità. Abbiamo assistito ieri ad un nuovo test del minimo delle ultime settimane, a 1.0035 ed un ritorno nei pressi di 1.01 figura. Come è possibile osservare da un qualsiasi grafico infragiornaliero il range di prezzo si sta restringendo sempre di più, movimento che in genere porta una rottura violenta. Certo dipenderà molto dal cugino Eurodollaro, che se dovesse riuscire a rompere a rialzo renderebbe inevitabile una discesa al di sotto di 1.00, complice un euro franco assolutamente non scambiato e guardato a vista dalla SNB.

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