Tutti i jolly di Marchionne

di Ugo Bertone

 E gli analisti rivedono all’insù anche le stime del prossimo anno: 12 milioni di macchine contro 10,9 milioni. Potrebbe andare anche meglio, ma è meglio non dirlo: altrimenti le autorità dei vari Paesi potrebbero ritirare gli incentivi. Anche negli Stati Uniti, intanto, il mercato è ripartito. Ma la sorpresa maggiore è la resurrezione di Ford (tornata all’utile dopo sette trimestri in rosso) e di Gm che, superata l’emergenza, si è ripresa Opel, incurante dell’ira di Berlino. Queste novità servono a confermare una sensazione: Sergio Marchionne è un uomo fortunato.
Certo, il recupero del mercato USA non è stato sfruttato da Chrysler, ancora sotto del 30% rispetto ad un anno fa. Ma il balzo in avanti del settore (da 10 a 14 milioni di vetture in USA nel 2014) è la premessa per il raddoppio delle vendite del marchio (da 1,3 a 2,8 milioni di vetture) entro la stessa data. Inoltre, il ceo della Fiat ha potuto giocare davanti ad analisti e dealer riuniti ad Auburn Mills per la presentazione del piano Chrysler un jolly: i risparmi conseguiti nella gestione di Cerberus, che ha preceduto l’ingresso di Fiat, sono stati ampiamente sottovalutati.
Terzo punto. Marchionne, che ormai risiede più a Detroit che a Torino, non ha dimenticato gli interessi di Mirafiori. Anzi. Gli analisti dell’auto hanno preso atto che il gruppo torinese ha messo le mani su due asset preziosi: le motorizzazioni editerai della Jeep, che permettono di colmare il vuoto in uno dei segmenti più redditizi, le tecnologie (e i finanziamenti della Casa Bianca) sul fronte dei motori ibridi. Insomma, la sfida era e resta temeraria: non sarà facile arrivare a 3 milioni di auto in USA né tanto meno salire oltre i 2 milioni con i marchi del gruppo torinese.
E, prima ancora, molti esperti guardano con scetticismo alla sfida industriale: realizzare ben 21 nuovi modelli con un investimento complessivo di 23 miliardi di dollari; passare da 11 a sette piattaforme, di cui tre comuni tra Torino e Detroit. Per molto meno si è inceppato l’asse tra Chrysler e Daimler…

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