Scudo fiscale: non tutto andrà alle aziende

Come non ne esistono sul gettito stesso dei rimpatri e delle regolarizzazioni, se non le diverse stime che sono state finora diffuse dal Governo e da alcuni operatori del settore.
Si è parlato di 60/80 miliardi di euro che rientreranno grazie al provvedimento, seppure non sia ancora accantonata la possibilità indicata dal ministro Giulio Tremonti, che il gettito totale possa ammontare a 100 miliardi.
Da parte di Banca Esperia per esempio, in particolare dalla voce del suo amministratore delegato Andrea Cingoli, l’obiettivo dei 100 miliardi è “facilmente raggiungibile”, anche se “il problema è vedere poi quanti faranno rientrare effettivamente i capitali e quanti invece lo faranno solo giuridicamente”, ha specificato Cingoli considerando la recente campagna svizzera a favore del rimpatrio giuridico.
“Nei precedenti due scudi le banche straniere non erano ancora preparate in pieno”, ha spiegato l’a.d. di Esperia, “Questa volta, invece, sono più preparate e ci aspettiamo da parte loro una concorrenza forte”.
Anche l’Associazione italiana Private Banking attribuisce allo scudo un ruolo importante per tutto il settore, per il quale si stima un gettito di 50 miliardi di euro, escludendo ovviamente le attività finanziarie, le regolarizzazioni e i rimpatri giuridici.
“Fin da quando si è cominciato a parlare di scudo fiscale” ha dichiarato Bruno Zanaboni, segretario generale Aipb, “i clienti private hanno manifestato un forte interesse”.
“Una volta presa la decisione di fare lo scudo fiscale”, continua il segretario convalidando le impressioni di Cingoli, “si sta finalmente procedendo alla compilazione delle dichiarazioni riservate ad un ritmo che sicuramente confermerà le stime rese note dal Ministro Tremonti”.
Se esiste quindi un’aspettativa plausibile sui numeri dello scudo, per contro ci si trova nell’impossibilità di prevedere e standardizzare le strategie di rientro dei capitali. Ciò che quindi interessa ora sia i vertici politici quanto gli operatori del settore, sono le fasi successive il rientro, che riguardano la destinazione finale dei capitali e i settori in cui questi andranno ad impattare attraverso gli investimenti.
La speranza del governo è infatti che l’afflusso possa risollevare il settore delle imprese in crisi, ma queste aspettative sembrano essere respinte dalle stime degli operatori.

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