USA, scontro sui tassi

di Paolo Brambilla

 La Fed, tramite il Federal Open Market Committee, ha garantito che i tassi d’interesse saranno “eccezionalmente bassi” per un periodo “abbastanza lungo”. Dall’altra parte il Tesoro, con i suoi interventi, ha bisogno di raccogliere capitali freschi, che la Fed gli ha già sottratto.
Conseguentemente la raccolta del Tesoro si farà più difficile e i tassi proposti agli investitori dovranno essere più allettanti. Ma negli USA i tassi non dovevano restare “eccezionalmente bassi” per un lungo periodo? Chi ci capisce è bravo.
Con lungimiranza le società private americane anticipano il problema offrendo buone remunerazioni fin da oggi per le nuove emissioni in dollari. Che il Tesoro si svegli, se vuole raccogliere le briciole prima che spariscano anch’esse. La Fed ad esempio si è inventata i “reverse repurchase agreements” per gli investimenti a breve.
Ma diamo ora un occhio alla tabella delle nuove emissioni internazionali di questa settimana, dove i corporate bonds ancora la fanno da padrone.
Woodside Finance, il braccio finanziario della australiana Woodside Petroleum, ha emesso il 10 novembre un prestito di 700 milioni di dollari USA al 4,5%, scadenza 2014, prezzo di emissione 98,28, rendimento attualizzato 4,72%, taglio 2.000 dollari. Colt Defense, la fabbrica di armi ben nota agli appassionati di film western, va ancora oltre e promette il 8,75% (attualizzato 9,20%) per la scadenza 2017, taglio 2.000 dollari. Non sono proprio due società, fra petrolio e armi, amate dagli ecologisti, ma hanno ben capito la situazione: offrite un buon rendimento, qualcuno vi comprerà. Non sembrano così sveglie un paio di altre società, l’indimenticabile IBM (International Business Machine) e l’olandese Linde Finance, controllata dal gigante tedesco del gas Linde AG. La prima offre solo 2,1% per una scadenza 2013, taglio 1.000 dollari, la seconda propone il 13 novembre di sottoscrivere alla pari un prestito a tasso fisso 3,625% con scadenza 2014, taglio 2.000 dollari. Abbiamo detto che oggi i ratings contano poco, ma Linde comunque spunta solo un misero Baa1 da Moody’s e BBB- da S&P.
Forse fanno parte di quelle società che pensano veramente che i tassi sul dollaro americano resteranno “eccezionalmente bassi” e non vogliono impegnarsi in remunerazioni in linea con le attese del mercato.

L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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