L’Oracolo – Lost in space

Lo spazio da sempre esercita il suo fascino sugli uomini che la sera se ne stanno col naso all’insù a guardare le stelle, alcuni sognando mondi sconosciuti, altri nuovi modi per fare soldi.
Lo spazio è sempre stato un gran business, a partire dalla fantascienza con la sua ricca e sterminata produzione di libri, film, fumetti, videogiochi e bufale mediatiche sugli ufo, per finire con impresari che vendono ettari di luna da regalare alla fidanzata a san Valentino, forse in attesa che i pronipoti ci costruiscano una casa in pieno stile Jetson.

L’ultima moda, riservata esclusivamente ai “fantamiliardari” è il turismo spaziale, che ora non si ferma più ai semplici voli in shuttle a gravità zero, ma passa direttamente al settore alberghiero.
Un nuovo progetto commerciale da 3 miliardi di euro, promosso da  Xavier Claramunt fondatore della Galactic Suite Space Resort, costruirà il primo hotel spaziale per turisti, che aprirà i battenti nel 2012, giusto in tempo per la fine del mondo (se il regista Roland Emmerich ha ragione da lassù sarà un bello spettacolo).
Ma, come per le arche del film catastrofico, anche quest’esperienza alla Neil Armstrong (no, il jazzista era Louis!) ha il suo prezzo: un milione di euro a notte, per fare il giro della terra una volta ogni due ore e vedere il sole sorgere 15 volte in 24 ore.
Tuttavia, se per la maggior parte delle persone un milione di euro è una cifra letteralmente astronomica, Claramount è certo che questa sarà destinata a ridursi drasticamente nei prossimi quindici anni, ovvio sempre che non finisca il mondo.
Non aspettiamoci comunque cifre da Ryanair, ricordatevi che si tratta di un viaggio nello spazio con una navetta che partirà da una pista di lancio nei Caraibi.

Con tutti i costi da sostenere la cifra di 3 miliardi di euro sembra irrealistica a molti anche perché, con la comprova del nostro governo che ha varato una finanziaria di 3 miliardi, questi soldi non sono poi così tanti, perlopiù se servono per finanziare la struttura alberghiera, la pista, le navicelle spaziali e quant’altro; ben più quindi dei contratti pubblici italiani.
Esiste a questo punto la probabilità che serviranno molti più fondi per terminare il progetto e, per gli interessati, c’è da sperare che qualche Paperone con la passione per i romanzi di Philip K. Dick abbia voglia di investirci i suoi soldi.

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