Più energetici. Meno bancari

di Patrizio Pazzaglia

Le motivazioni che da tempo sostengono le quotazioni rimangono intatte anche per l’ottava in corso ed appaiono sinteticamente riconducibili ai miglioramenti del sentiment macroeconomico (con il Pil del 3° trimestre che, dopo cinque cali consecutivi, ha evidenziato nell’area euro un incremento dello 0,4%), alla ingente liquidità presente nel sistema e indirizzata verso impieghi remunerativi e ai risultati aziendali, ovviamente in decisa flessione, ma generalmente migliori rispetto alle attese degli analisti.
Si sottolinea, comunque, che il clima idilliaco che regna sugli investimenti in capitale di rischio potrebbe, nel medio periodo, scontare negativamente l’incertezza sulla durata e sull’ampiezza di una ripresa che non appare ancora supportata dal propellente classico rappresentato dai consumi, ma che si fonda, al momento, sulla spinta della mano pubblica e sulla ricostituzione delle scorte. In particolare, i dubbi principali sono alimentati dal mercato del lavoro, che continua a registrare un progressivo e rapido deterioramento (tasso di disoccupazione ai massimi dal 1999) rendendo complicato il recupero di fiducia di famiglie ed imprese.
A parziale e temporanea compensazione, questa situazione rende molto probabile il mantenimento di strategie monetarie espansive, rinviando a data da destinarsi l’adozione delle temute politiche di “exit strategy” da parte delle Banche Centrali.
A fronte di questo scenario caratterizzato da elementi contrastanti, ma dove nel breve termine riteniamo ancora prevalenti le luci rispetto alle nubi di medio termine, si potrebbe mantenere per la settimana una impostazione “long” sul mercato azionario, con l’avvertenza di cominciare ad operare una rotazione settoriale del proprio portafoglio.

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