L’oro e le banche

Per quanto l’accademia abbia “snobbato” le trendline, i pattern di prezzo, supporti e resistenze, l’analisi tecnica funziona perché la storia si ripete, sotto forma diversa, in quanto siamo pur sempre umani. 

Se è vero che si possono trarre indicazioni dall’andamento dei prezzi, allora stiamo veramente all’occhio sull’oro: forse è arrivato il segnale di vendita più forte degli ultimi anni. Infatti pare che le banche centrali, che detengono il 18% di tutto l’oro esistente, stiano per espandere le loro riserve per la prima volta dal 1988.

Ora, le banche centrali sono visti come gli “Dei” del mercato, ma tipicamente sull’oro hanno un timing, che peggiore non si potrebbe, per compiere vendite al minimo e acquisti al massimo. Dunque il fatto che le banche, precisamente India, Cina e Russia, stiano per aggiungere 13,8 milioni di once ($15,5 miliardi) di oro alle riserve ci riporta alla memoria il 1988, quando le banche centrali (specialmente SNB e BoE) hanno incrementato le scorte con un conseguente calo del 15% nelle quotazioni dell’oro quell’anno.

Ci son voluti 15 anni per rivedere quei prezzi. La storia si ripete, ma in maniera diversa: questa volta gli acquisti di oro arrivano dall’est e derivano da una generale mancanza di fiducia nel biglietto verde come riserva di valore. Quindi tracciamo i nostri supporti/resistenze e trendline esoterici cercando segnali di vendita.

Tornando alle valute, oggi sarà una giornata particolarmente ricca: tra il CPI europeo (ore 11.00), il CPI USA (ore 14.30) e soprattutto la FOMC (ore 20.15) il mercato oggi somiglierà più ai colli emiliani piuttosto che la pianura lombarda, ed il dollaro americano è in trepidazione per questo evento.

Cosa determinerà un movimento a favore o meno del dollaro? Probabilmente tre cose: il tono del commento di Bernanke, modifiche eventuali al tasso di sconto (probabilmente non ce ne saranno) e modifiche nei piani di salvataggio. Vedremo quanto pesano sia il ridimensionamento progressivo dei jobless claims, sia i consumi privati ed il CPI.

EurUsd – grafico 60 min

Passiamo alla consueta analisi tecnica, dove un grafico orario aiuta a meglio comprendere la situazione tecnica del cambio eurodollaro. Successivamente alla mancata rottura del livello di massimo degli ultimi mesi, a 1.5140 (il 3 dicembre scorso), il cambio è entrato all’interno di una tendenza ribassista dall’inclinazione negativa piuttosto elevata.

La trendline che congiunge i massimi via via decrescenti suggerisce un livello di attenzione per le prossime ore: questo è 1.4575, confermato peraltro dai massimi di giornata di ieri e coincidente con il punto a cui, probabilmente, sarà possibile apprezzare una svolta rialzista. Il primo supporto chiave invece si trova a 1.4480, ed è suggerito dal minimo del cambio del 2 ottobre scorso.

Anche sul cambio UsdJpy è possibile utilizzare un’analisi simile per intuire i prossimi movimenti nel breve.

In questo caso la tendenza rialzista, come abbiamo visto, è iniziata dal minimo di 84.80 del 27 novembre scorso: la trendline rialzista è stata confermata più volte e per le prossime ore indica in 89.20 il supporto da osservare con attenzione. 90 figura a 90.80 sono invece i due livelli di resistenza per la giornata.

Nulla di nuovo sul fronte cable… l’unico, lieve, spunto differente colto durante le giornate scorse è che, oltre alla nota resistenza di 1.6370, si è aggiunta un’area di congestione a 1.6320. Il supporto chiave rimane ancora 1.6170.

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