2010, rialzo a piccoli passi

Sarà ripresa, ma non così sostenuta come affermano diversi analisti. Sarah Arkle, chief investment officer di Threadneedle non crede in una crescita sostenuta dal lato delle economie cosiddette industrializzate. “Continuiamo a credere che i mercati sviluppati stiano incontrando difficoltà in questo ritorno alla crescita” spiega Arkle. “Riteniamo altresì che l’aumento a breve termine dell’inflazione primaria, prevalentemente dovuto agli effetti base nei mercati energetici, non si tradurrà in una spirale rialzista di grande portata nonostante la quantità straordinaria di stimoli monetari e fiscali all’opera in molte economie”.

Eppure molti esperti continuano a rivedere al rialzo le stime di crescita per il 2010? E’ pura illusione? “Siamo propensi, in una certa misura, ad assecondare questa convinzione, considerando alquanto possibili alcuni trimestri di crescita sostenuta che sosterrebbero abbastanza facilmente i risultati del prossimo anno” risponde Arkle. “Siamo tuttavia più scettici sulla qualità di questa crescita e dubitiamo della sua tenuta. In particolare, i consumatori si trovano ad affrontare gravi ostacoli derivanti dall’aumento contenuto dei redditi, dalla crescita della disoccupazione, dalla fragilità dei prezzi interni e dal costo elevato dei carburanti. E sicuramente si renderanno necessarie maggiori imposte per tenere sotto controllo il disavanzo”.
 
Inoltre, spiegano da Threadneedle, la disoccupazione di lungo periodo è destinata a trasformarsi in un problema strutturale che potrebbe davvero ridurre il potenziale tasso di crescita dell’economia. “Le società sembrano molto caute in fatto di ri-assunzioni e di sottoscrizione di nuovi investimenti (il capitale circolante sembra restare elevato come conseguenza dell’era Greenspan caratterizzata dal prolungato livello di tassi d’interesse contenuti)” chiarisce Arkle. “Inoltre, non siamo convinti che la debolezza del dollaro americano sarà sufficiente a determinare una ripresa trainata dalle esportazioni, pur avendo indubbiamente contribuito a migliorare il deficit commerciale”.

Da qui la previsione che i tassi d’interesse si mantengano a livelli molto bassi per un periodo di tempo prolungato.
“A breve termine, segnaliamo anche la possibilità che l’inflazione primaria registri un netto progresso, a seguito del venir meno dei benefici prodotti dai livelli contenuti dei prezzi energetici sulla base dei raffronti in termini annui” continua Arkle. “È tuttavia probabile che l’inflazione inerziale resti in sordina e crediamo che i livelli elevati di capacità produttiva inutilizzata ora presenti negli Stati Uniti rendano i rischi inflazionistici una prospettiva confinata nel lungo periodo”.

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