2009, Fuga da New York… per colpa delle tasse

di Eliana Pelucchi

“Fuga da New York” è il titolo di un film degli anni Ottanta di John Carpenter con Kurt Russell. Qui Carpenter dipinse una città di fuorilegge, da cui l’eroe salvò degli innocenti rischiando la propria vita. Una finzione. Ma secondo il New York Post, oggi la fuga da Manhattan, e dalla vicina e più tranquilla Brooklyn, è una realtà. All’origine del fenomeno non la violenza e nemmeno la criminalità, che comunque non mancano, ma il fisco. A partire dal 2000, oltre un milione di persone hanno lasciato New York City e i sobborghi per pagare meno tasse, oltre un milione e mezzo se si include il resto dello Stato. È il massimo esodo americano del primo decennio, scrive il giornale, che parla di «rifugiati del fisco».L’inverso degli anni Sessanta, quando la popolazione si spostava dal Sud al Nord. Per Manhattan, la città di ricchi per antonomasia, è un salasso finanziario, lamenta il New York Post. Gli abitanti che se ne sono andati avevano un reddito medio di 92 mila dollari annui, mentre i nuovi venuti, che sono in numero molto inferiore, ne hanno uno di 72 mila dollari. Se si somma l’effetto del “crack” di Wall Street del 2008 e della attuale recessione economica sui bilanci familiari, si capisce perché le casse della Grande Mela si stiano svuotando. Solo nel biennio 2006 – 2007, calcola l’Empire center, lo stato di New York ha perso 4 miliardi e mezzo di dollari. Manhattan e Brooklyn dovranno stringere le cinghia per parecchio tempo: la dolce vita newyorchese rischia di diventare amara. Stando all’Empire center, che ha esaminato i dati del censimento e del fisco i rifugiati della Grande Mela sono andati alla ricerca di un mezzo paradiso fiscale: quasi 300 mila si sono spostati in quegli stati del Sud e dell’Ovest, la Virginia e il Nevada ad esempio, dove si pagano soltanto le tasse federali, non anche quelle statali. È una delle ragioni per cui i prezzi delle case a Manhattan sono molto diminuiti. Il sindaco Mike Bloomberg sperava di rifarsi quest’anno con le tasse sulle grandi banche, che hanno registrato enormi profitti. Speranza vana: grazie alle perdite dell’anno scorso, le banche verseranno al fisco poco o nulla.

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