2010, attenzione alle false partenze

Volete tornare in Borsa e incrementare la quota azionaria del vostro portafoglio? Ora è il momento giusto per farlo. “Per la prima volta dal 2007, siamo di nuovo in presenza di condizioni favorevoli per coloro che vogliono investire in azioni, con i mercati emergenti e l’Asia in prima fila” spiega Trevor Greetham, direttore asset allocation di Fidelity International. “Gli indicatori della crescita globale sono sostenuti, la politica monetaria resta estremamente accomodante e difficilmente l’inflazione rappresenterà un vero e proprio problema a fronte della notevole capacità inutilizzata dell’economia mondiale”. 

Ma guai a farsi travolgere dalla voglia di equity senza criterio. Nonostante il rally messo a segno dai mercati da marzo 2009 ad oggi, la situazione globale non può essere considerata definitivamente stabile. Stranamente, la prima parte del 2010 potrebbe discostarsi, anche se solo apparentemente, dalle previsioni più rosee. “L’utilizzo di confronti annuali eccessivamente semplicistici sul prezzo del petrolio può innescare infatti a breve termine alcuni timori inflazionistici” chiarisce Greetham. “In conseguenza di ciò si profila il rischio che emergano di nuovo timori sulla crescita, soprattutto in presenza di un andamento poco sostenuto della ripresa, oltre che di dati sull’occupazione statunitense in aumento a un ritmo più lento rispetto alle previsioni. La presenza di qualche segnale di stagflazione potrebbe far pensare che l’inizio del 2010 segua l’andamento registrato nei primi mesi del 2004 quando l’ultima fase rialzista del mercato azionario si era temporaneamente esaurita. Ritengo che il trend positivo tornerà ad affermarsi non appena i mercati avranno regolato la ripresa su livelli positivi, anche se a un ritmo meno impetuoso”.

E se le materie prime saranno al centro dell’attenzione degli investitori “grazie a una inattesa forza attrattiva rappresentata dalla domanda delle economie sviluppate” spiega il direttore asset allocation di Fidelity International, l’asset class meno favorita sarà il reddito fisso. “Gli spread delle obbligazioni corporate restano interessanti, anche se in misura decisamente inferiore rispetto ai livelli di inizio anno quando abbiamo registrato straordinarie opportunità di acquisto che si sono verificate una sola volta nel corso di un’intera generazione” chiarisce Greetham. “La principale fonte di preoccupazione è però rappresentata dai titoli di Stato. I governi non andranno certo incontro all’insolvenza, in quanto con tutta probabilità la loro posizione fiscale sorprenderà in maniera positiva grazie all’incremento delle entrate tributarie prodotto dalla ripresa economica. Tuttavia i rendimenti sono già molto  ridotti, e con tutta probabilità registreranno un incremento con il progressivo esaurimento della politica molto espansiva promossa dalle Banche Centrali”.

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