La natura di breve termine dei mercati crea opportunità

Quando si analizza un sistema finanziario risulta fondamentale identificare gli agenti coinvolti e le differenze dei rispettivi orizzonti temporali. Le aziende raccolgono capitali per sostenere investimenti di breve (20%), ma soprattutto di lungo termine (80%), per questo possono rivolgersi al mercato azionario, obbligazionario, o ai prestiti bancari, offrendo ad ogni controparte un rendimento atteso in linea con il rischio sostenuto.
Ciascun obbligazionista ed ogni singola banca possiede un diverso orizzonte temporale, che risulta comunque inferiore rispetto alle esigenze della società debitrice, per questo sono previste nel tempo continue emissioni sul mercato obbligazionario, così come il rinnovo di prestiti di varia natura.
Il capitale di rischio, a differenza di quello di debito, non possiede una scadenza, tuttavia i suoi scambi sul mercato secondario, sebbene non influenzino più le analisi sulle fonti di approvvigionamento delle società, salvo il caso di una nuova quotazione azionaria, chiarisce ancora meglio le divergenze tra l’orizzonte temporale di datori e prenditori di fondi, ma anche i vantaggi che ne derivano per i risparmiatori.

I dati sui mercati asiatici riportati nel grafico, in parte estendibili ad altre aree geografiche, indicano un periodo di mantenimento per i singoli titoli, che varia dai pochi mesi dello Shenzhen, a metà anno per Shanghai, Corea del Sud e Taiwan, ad un anno e mezzo per India e Tailandia. 

In Asia c’è una notevole differenza tra l’orizzonte temporale di lungo termine delle aziende e quello di breve termine degli investitori, una discrepanza che crea opportunità per la selezione di titoli. I mercati azionari della regione tendono infatti ad essere influenzati dal sentiment e dagli slanci di breve termine, creando anomalie nelle valutazioni rispetto ai fondamentali”, come commenta Matthew Vaight, gestore del fondo M&G Asian fund.

I mercati azionari hanno da sempre mostrato una certa frenesia ed irrazionalità, tuttavia negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita della componente speculativa, in grado di amplificare gli scostamenti dei prezzi dal punto di equilibrio, creando l’opportunità, per gli investitori con un orizzonte di lungo termine, di ottenere extra rendimenti. “Credo fortemente che i fondamentali dell’azienda prevarranno nel tempo e che il valore, non il sentiment di mercato, sarà l’unico fattore chiave per la performance nel lungo periodo. Scegliamo quindi un periodo medio di tenuta delle azioni di tre/cinque anni, per trarre vantaggio delle inefficienze create dalla natura di breve termine dei mercati asiatici, concentrandoci sui fondamentali”.

Il forte aumento delle crisi negli ultimi anni, quattro dall’inizio del capitalismo (grande depressione), tre dalla fine degli anni settanta (shock petrolifero) e due negli ultimi dieci anni (bolla tecnologia e mutui subprime), stanno portando a riconsiderare la struttura e l’ordinamento che regola i flussi internazionali di capitali, per dare maggiore stabilità ai sistemi finanziari, tuttavia un accordo sull’introduzione della Robin Tax, nonostante un certo avvicinamento delle parti, sembra ancora lontano.

 

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