La legge dell’hockey

di Diana Bin

Nello sport a livello professionale esistono diversi tipi di proprietari. C’è il finanziere guidato dal denaro, che punta a trarre profitti da contratti pubblicitari e biglietti venduti a prezzi elevati. C’è il fan devoto diventato imprenditore, che tifa per la squadra del suo paese e reputa un privilegio poter seguire gli atleti in trasferta. E poi c’è Phil Falcone, proprietario di una delle ultime squadre di hockey entrate nel campionato americano. Il miliardario vede il possesso di una quota del 40% del Minnesota Wild come un’opportunità per proseguire la sua carriera nell’hockey finita prematuramente a causa di un’infortunio. “Il mio sogno sarebbe avverato se potessi essere là in campo a giocare”, ha detto.

Falcone ha acquistato la sua quota del Minnesota Wild all’inizio dell’anno scorso, partecipando ad un’iniziativa imprenditoriale del magnate del telemarketing Craig Leipold, oggi presidente della squadra. Falcone, che vive a New York e ha guadagnato due miliardi di dollari grazie ad investimenti nel fondo hedge Harbinger Capital, va a vedere un paio di partite del Minnesota Wild all’anno e ricopre nella società un ruolo piuttosto passivo. “Non sono coinvolto nelle operazioni e non ho intenzione di farmi coinvolgere”, ha detto.

Ma il suo investimento potrebbe rivelarsi vincente. Nell’ultima stagione, il campionato nazionale americano di hockey ha ottenuto profitti record secondo le stime di Forbes, con un contributo medio delle 30 squadre che ne fanno parte di 6,1 milioni di dollari di reddito operativo ciascuna. Falcone è cresciuto giocando a hockey a Chisholm, in Minnesota.

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