Riparte lo shopping di aziende

di Andrea Arisi

Il 2010 sarà un anno di ripresa per l’attività di fusione e acquisizione, ma i livelli record raggiunti nel 2007 resteranno ancora molto lontani. È questa l’opinione prevalente tra i maggiori esperti di M&A a livello mondiale per l’anno che è appena cominciato. Nessun ritorno ai giorni del boom pre-crisi dunque, ma piuttosto un discreto miglioramento rispetto al 2009, che è stato definito da chi opera in questo campo un “annus horribilis”. Il controvalore delle operazioni di M&A lo scorso anno è stato infatti pari a meno della metà di quello del 2007, quando, secondo i dati elaborati da Bloomberg, era stata raggiunta la cifra record di 4.000 miliardi di dollari.

L’obiettivo per il 2010 è toccare i 2.500 miliardi. I segnali arrivati nell’ultimo trimestre del 2009 (il migliore dell’anno passato) indicano che la ripresa potrebbe essere già partita e dunque che il target è ambizioso, ma non irraggiungibile. A giudizio degli esperti quattro sono i settori che dovrebbero essere maggiormente interessati da fusioni e acquisizioni a livello globale (ma il discorso vale in buona parte anche per l’Italia): il comparto farmaceutico, il finanziario, l’energetico e quello tecnologico. Settori difensivi (energia, pharma) e in fase di ristrutturazione, che già lo scorso anno erano stati, per ragioni diverse, protagonisti delle più importanti operazioni realizzate. In qualche caso, come per le banche, sarebbe più corretto parlare di salvataggi, in altri le operazioni sono già state annunciate ma non ancora realizzate (come nel caso dell’acquisizione di Sun Microsystems da parte di Oracle a causa di problemi di Antitrust in Europa), ma il punto non cambia: al centro della scena ci saranno sempre loro. Tra gli scogli da superare per poter portare avanti un progetto di fusione il principale resterà il finanziamento dello stesso. Ottenere denaro in prestito dalle banche è infatti ancora complicato.

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