E se davvero riparte?

 Però c’è un quadro di riferimento chiaro. Ancora più chiare sono apparse le parole del ministro dell’economia Giulio Tremonti, pronunciate proprio dopo il voto favorevole del Senato sulla finanziaria: «adesso dobbiamo riformare il sistema fiscale». Questo è un passaggio fondamentale su cui torneremo più avanti.
L’altra buona notizia è che sta tornando la fiducia dei consumatori: l’indice non è mai stato così alto addirittura dal 2002, da quando cioè si cercava di rialzare la testa dopo la scoppola delle torri gemelle.
Infatti, l’indice calcolato dall’Isae sale a 113,7 da 112,8, posizionandosi sui valori più elevati dal luglio 2002. Ad aumentare sono soprattutto le attese per i prossimi mesi, che salgono in termini di indice aggregato da 104,7 a 106,2 sui massimi dal novembre 2003. Migliorano anche le opinioni sulla situazione personale (da 121,6 a 123,7) e quelle sulla situazione corrente (da 118,3 a 118,7). In controtendenza, i consumatori sono più pessimisti sulla situazione corrente e attesa dell’economia nazionale (da 93,7 a 92,6). Indicazioni marcatamente più favorevoli provengono tuttavia quasi esclusivamente dalle possibilità future di risparmio e dalla convenienza di acquisto di beni durevoli, mentre tutte le altre variabili risultano per contro in moderato peggioramento o più stazionarie. Quanto ai prezzi, prosegue, anche se con intensità minore, il rallentamento della dinamica inflazionistica corrente e attesa. A livello territoriale, la fiducia sale di circa due punti nel Nord Est e al Centro, registrando un aumento più moderato nel Nord Ovest e addirittura una lieve diminuzione nel Mezzogiorno.
Insomma tendenza al bello ma con moderazione. E’ un’altra notizia importante. Da approfondire. E da mettere in relazione con quanto affermato da Tremonti. Dunque, è inutile far finta di non vedere. La curva dell’economia ha invertito la tendenza è sta risalendo ma ha il freno tirato e la strada è piena di buche. Per riuscire a spianarla occorrono due cose: una ripresa dei consumi e una diversa politica fiscale. I consumi possono riprendere solo se aziende e cittadini pagano meno tasse e quei soldi risparmiati sul fisco finiscono in acquisti di beni durevoli. Se il governo metterà davvero mano a una riforma fiscale che consenta una perequazione tra i contribuenti ma soprattutto conceda sgravi e aliquote più basse, l’economia italiana potrebbe davvero ripartire. E la crescita della fiducia dei consumatori è un indicatore importante in quanto segnala la voglia di tornare a consumare e la consapevolezza che forse il paese si sta rimettendo sulle gambe. D’altra parte grandi alternative non ce ne sono. Si può sperare su una ripresa delle esportazioni. Ma fondare tutto su made in Italy sia food che fashion è un po’ pretendere troppo. Quindi la ripresa può avere basi solide solo se di fonda sugli acquisti interni. E se i segnali sono questi, si può cominciare a sperare. Tra l’altro c’è attesa anche sui mercati finanziari. I tassi nel mondo continueranno a restare ai minimi o comunque sembrano destinati a variazioni quasi impercettibili. Il dollaro dovrebbe riposizionarsi nel confronti dell’euro in una situazione meno svantaggiosa. E’ ipotizzabile che il rapporto possa salire fino a 1,30-1,25. Di conseguenza, le commodities dovrebbero calmierare i prezzi. L’inflazione è vista in stand by dagli analisti. Insomma il quadro internazionale non è di quelli da fregarsi le mani, ma nemmeno da preoccuparsi. Tra l’altro le crisi-paese che sono insorte in questo fine anno, dal Dubai, alla Grecia, fino alla Spagna, e che sono state in qualche modo circoscritte, dimostrano che il sistema finanziario complessivo è meno vulnerabile di quanto sembra. Anche a Piazza Affari dopo un 2008 e un 2009 senza Ipo, gli operatori si attendono una ripresa delle quotazioni delle matricole nel 2010. C’è molta attesa soprattutto per il collocamento di Fideuram e per quello, possibile, di Giochi Preziosi.
Stai a vedere che piano piano si riparte davvero…

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