Obama tassa le grandi banche

Il presidente americano non ci sta più. Anche se da giorni si paventava l’idea che sarebbe partita l’offensiva contro i big del credito, nella seduta di ieri Barack Obama non ha utilizzato mezzi termini e lapidariamente ha dichiarato: “Rivogliamo i nostri soldi e li riavremo”. Il presidente dai toni gentili, è andato dritto all’obiettivo, accusare le banche di essere irresponsabili. “I bonus sono osceni” ha dichiarato, precisando però che il suo intento non è “punire le banche, ma di voler prevenire una cultura del rischio e degli eccessi”. 

Il presidente ha inoltre annunciato il suo progetto di tassa sulla crisi destinata alle grandi banche Usa. La nuova imposta colpisce le istituzioni finanziarie con attività di bilancio superiori ai 50 milioni di dollari: il prelievo è dello 0,15%. Secondo gli studi della Casa Bianca il 60% della tassa sarà fornita dalle 10 maggiori banche del Paese. Obama calcola in un massimo di circa 117 miliardi di dollari in 12 anni le somme da recuperare, ma probabilmente si tratterà di una somma inferiore.

 

Le grandi banche non sembrano aver reagito molto bene alla proposta, in quanto ritengono che il settore dei prestiti verrà messo in ginocchio, paralizzando l’economia, e hanno quindi annunciando una lotta senza quartiere contro il progetto Obama, che dovrà ricevere il via libera del Congresso. 
E non si sono fermate a un semplice dichiarazione di offensiva. Da quanto riportava nella serata di ieri l’agenzia Ansa, gli istituti finanziari sostengono che la tassa avrà effetti negativi sull’economia, costando fino a 1.000 miliardi di dollari in prestiti perduti. Un banchiere ha spiegato che “il denaro raccolto dall’erario verrà tolto al sistema bancario ed ogni dollaro di capitale ne genera 10 in prestiti”. E siccome Obama punta a recuperare intorno ai 100 miliardi di dollari, i prestiti perduti saranno intorno ai 1.000 miliardi. Alcuni grandi banche, secondo l’agenzia Bloomberg, sono ancora più pessimiste. Bofa e Jp Morgan stimano in circa 1,5 miliardi ognuno la somme da versare all’erario.

 

E se le banche dal canto loro stanno facendo fronte comune, anche le istituzioni sembrano allearsi. E’ di ieri infatti la dichiarazione del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Dominique Strauss Khan, che ha accolto con grande favore l’annuncio di Obama definendolo “un ottimo segnale rivolto dagli Stati Uniti al resto del mondo”, dimostrando che le accuse sullo strapotere di Wall Street non erano fondate. L’idea del presidente è di imporre la cosiddetta tassa sulla responsabilità della crisi fino a quando “il popolo americano non sarà stato totalmente compensato per l’assistenza straordinaria fornita a Wall Street”. 

 

 

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