Nuova bolla cinese?

La risposta seguiva più o meno queste linee: in questo momento c’è molto più spazio per errori di politica monetaria; forse è più facile sbagliare ora che ne all’inizio della crisi. Inoltre gli investitori sono sempre più informati e questo rende più difficile il compito delle banche centrali che devono essere abbastanza imprevedibili.

Detto questo, le banche centrali dell’area euro hanno anche un’altra sfida davanti, di cui forse la Grecia è solo la punta dell’iceberg: il regime dell’Euro obbliga i paesi membri a mantenere tassi di cambio fissi.

Sorvoliamo sui tecnicismi dei tassi di cambio fissi, ma diciamo che di solito gli effetti di un cambio fisso si vedono dopo circa 8 anni dall’adozione, e dopo 12 si arriva all’insostenibilità.

Dunque quali saranno i driver di questo 2010? Sicuramente le finanze pubbliche: il debito pubblico USA è stato fortemente correlato con l’EurUsd nel 2009, e lo sarà anche nel 2010 perchè ora con tutti i programmi di spesa a sostegno delle varie economie, i governi si stanno indebitando fortemente e probabilmente vedremo almeno un caso di insolvibilità.

Un quadro non certo roseo, questo che delineiamo, ma l’importanza del debito pubblico (specie quello USA) spiega la reazione del mercato nei giorni scorsi, quando i Democratici hanno perso il seggio dei Kennedy: paralisi politica, che nel caso di Obama significa una “pausa” nella spesa irrefrenata.

Nel frattempo, la Cina sembra essere l’unico market mover del momento. L’intervento delle autorità mirato a rallentare il processo di prestito da parte delle banche cinesi ad aziende e privati ha messo paura ai mercati, che hanno esteso le perdite e che sembrano aver dato una bella frenata alla propensione al rischio. Normale, ci verrebbe da commentare, con un Pil uscito a 10.7%, un’inflazione che, rispetto al mese precedente, è salita da 1.4% a 1.9% e le vendite al dettaglio attestatesi a 17.5%.

Questa correzione del rischio (per ora pensiamo che la tendenza principale sia rimasta intatta) testimonia il fatto che, momentaneamente, i mercati non pensano che le cure messe in atto dalla nuova locomotiva mondiale per l’economia possano funzionare nel breve periodo, infatti sono state chiuse molte posizioni ed è stato ridotto il rischio nel suo complesso.

La paura di una “bolla”, soprattutto relativa la settore immobiliare la sta facendo da padrone.

Questo processo è stato sostenuto anche dalle notizie che arrivano da oltreoceano: Barack Obama infatti ha cominciato quello che da molti viene definito come il maggior giro di vite per le banche dagli anni ’30 ad oggi. Uno dei maggiori provvedimenti riguarda i paletti messi al trading proprietario di questi istituti. Staremo a vedere settimana prossima come reagiranno i mercati.

EurUsd–grafico daily

Passiamo all’analisi tecnica, dove finalmente abbiamo avuto da parte dell’eurodollaro il rispetto preciso di un livello precedentemente toccato e una prima battuta di arresto successivamente alla forte tendenza ribassista iniziata in area 1.4550.

Stiamo parlando ovviamente del supporto di 1.4040, visto nel lontano agosto e che, da ieri, ha portato ad una ripresa del cambio di una figura esatta. Continuiamo ad ipotizzare che una ripresa del cambio abbia spazio di raggiungere due livelli nel breve, 1.4220 e 1.43 figura. Quest’ultimo soprattutto abbiamo idea che possa rappresentare un’eventuale punto di svolta.

Decisa, e inaspettata aggiungeremmo, forte ripresa dello yen dalla seconda parte della giornata di ieri. Nei confronti del biglietto verde siamo ritornati al test della trendline discendente che abbiamo utilizzato sino alla rottura rialzista di martedì (un grafico orario chiarirà molto meglio il concetto). Per le prossime ore attenzione all’area di congestione compresa fra 90.60 e 90.80 ed al supporto di 89.80, che si trova esattamente sulla trendline vista sopra.

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