Johnson: “Bankers in fuga dalla City”

Sarà il 2010 l’anno in cui i bankers inizieranno veramente a lasciare il Regno Unito? Minacce di una fuga di massa si hanno sin da quanto il governo britannico ha introdotto una tassa sulle entrate dei residenti, non domiciliati prima dell’ottobre del 2008. Ma fino ad ora, il numero delle defezioni era stato marginale.
Dai racconti emerge che ogni settimana più di dieci banker partono per le Isole del Canale, anche se gli esperti dicono che si dovrebbe moltiplicare questa cifra per 10 per avvicinarsi al numero reale di coloro che hanno lasciato il Regno per lidi tax-friendly, con la Svizzera in testa alle principali destinazioni. Ma il numero potrebbe raddoppiarsi se non addirittura triplicarsi il prossimo anno.
È questa, secondo fonti vicine al sindaco della capitale inglese Boris Johnson, la conseguenza più immediata della politica fiscale introdotta da Gordon Brown. L’imposizione extra del 50% annunciata dal Tesoro, si accompagna infatti all’innalzamento dell’aliquota marginale Irpef da 40 al 50% sui redditi al di sopra dei 150.000 euro e a una stretta decisa sui vantaggi per i cosiddetti “non dom” ovvero gran parte degli stranieri residenti in Gran Bretagna.
In una lettera al presidente della Commissione tesoro dei Comuni, Johnson ha chiesto l’avvio di un’indagine per valutare l’impatto di misure che rischiano di costare molto più care di quanto promettono di portare nelle casse dello Stato.
E proprio la super tassa sui bonus sembra destinata a essere “la goccia che farà traboccare il vaso”. A farne le spese infatti potrebbero essere più le banche che i banker. Ovvero gli azionisti più che i manager. Prima della super tassa, i fuggitivi erano quasi esclusivamente fondi di investimento o aziende di supporto, ma ora interi dipartimenti di banche stanno cercando di spostarsi in giurisdizioni tax-friendly portandosi via con sé i top trader della City.

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