Bankitalia: gli italiani hanno meno voglia di rischio

La Banca d’Italia ha pubblicato il “Supplemento al Bollettino Statistico”, studio che riguarda ”I Bilanci delle famiglie”. Nel rapporto si evidenzia come negli anni compresi tra il 2006-2008 il reddito medio delle famiglie sia  sceso in termini reali del 4%, (2,6% tenendo conto delle composizioni delle famiglie), riduzione sostanzialmente simile a quella registrata nelle recessione del 1991-1993.
La ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2008 presenta un valore medio di 153mila euro, in calo dell’1%, ma detenuta per il 45% dal 10% delle famiglie, livello di concentrazione rimasto invariato negli ultimi 15 anni. La quota di famiglie con reddito al di sotto della soglia di povertà è del 13,4%, in linea con quello del 2006. Le famiglie però si indebitano di più, la quota e’ risultata del 27,8%. In particolare nel comparto dei mutui.

La banca centrale italiana ha analizzato inoltre la diffusione delle attività finanziarie: nel 2008 quasi il 90 per cento delle famiglie possiede almeno una attività finanziari. La maggior parte delle famiglie italiane (63%) possiede solo il deposito ma, tra le famiglie che investono in altre attività oltre ai depositi, le più numerose sono quelle che acquistano solo titoli rischiosi (16%). Il 4 per cento delle famiglie detiene un portafoglio che, oltre ai depositi, comprende sia titoli di Stato sia titoli rischiosi (quali azioni e obbligazioni private).
La frazione di famiglie che investe i propri risparmi in titoli è molto inferiore: l’11 per cento possiede obbligazioni e fondi comuni e il 9 per cento titoli di Stato. Pur permanendo la preferenza per obbligazioni e fondi comuni, rispetto alla rilevazione precedente se ne osserva una riduzione a favore di una maggior detenzione di titoli di Stato. La percentuale di famiglie che ha buoni postali fruttiferi o azioni risulta stabile attorno al 6 per cento; quella che detiene certificati di deposito e pronti contro termine, sebbene modesta, risulta in crescita, proseguendo una tendenza già osservata nel 2006. Altre forme di investimento sono del tutto residuali.

La diffusione delle attività finanziarie varia in ragione del reddito, del titolo di studio e della condizione professionale del capofamiglia, ma anche l’area di residenza gioca un ruolo importante. Tra le famiglie del Sud e delle Isole si registra una più contenuta diffusione dei depositi rispetto alla media nazionale (75 contro 89 per cento), a fronte di una maggior detenzione di buoni fruttiferi postali (8 contro 6 per cento). Anche il possesso di titoli di Stato, obbligazioni e fondi comuni è inferiore alla media nazionale.
Prosegue la tendenziale riduzione, osservatasi negli ultimi anni, della propensione delle famiglie a detenere strumenti rischiosi: la quota di famiglie in possesso di obbligazioni, azioni, fondi comuni, gestioni patrimoniali o titoli esteri è pari al 16,3 per cento alla fine del 2008 e si è ridotta di 5 punti percentuali dal 2002. Tale riduzione si riscontra in particolare per le famiglie con titolo di studio superiore alla media inferiore o con capofamiglia imprenditore o libero professionista.

Circa i due terzi degli individui sono in grado di leggere un estratto conto, di calcolare variazioni del potere di acquisto e di distinguere tra diverse tipologie di mutuo e quindi di valutare il rischio di tasso di interesse sopportato. Una quota inferiore di famiglie (45%) comprende l’opportunità di diversificare i propri investimenti, mentre solo un terzo conosce la diversa rischiosità di azioni e obbligazioni.
Il deposito bancario o postale rappresenta lo strumento finanziario più diffuso, posseduto dall’89% delle famiglie

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