Annunziata, il debito corporate è il vero rischio

Non il debito sovrano, ma quello corporate, e in particolare delle società non finanziarie, è la vera bomba ad orologeria per i mercati. Lo ha scritto questa mattina  Marco Annunziata, economista di Unicredit, in un suo articolo apparso sul Financial Times.

Il ragionamento di Annunziata è semplice: la crisi ha ridotto i margini di profitto delle compagnie che, di conseguenza, hanno attinto alle riserve (passate da una crescita annua del 5,5% dal 2001 al 2005 a una contrazione dell’8,5% nel primo semestre 2009) e ridotto gli investimenti. Nel passato, sostiene Annunziata, uno scenario di questo tipo è sempre andato di pari passo con la contrazione del “financing gap”, l’indice che misura il ricorso al finanziamento esterno. Dal crollo di Lehman Brothers questo è invece andato allargandosi, come lo dimostra il boom di emissioni di corporate bond lo scorso anno. E a fronte del progressivo calo dei margini (unita alla stretta creditizia da parte delle banche) il rischio, per le aziende, è di non riuscire ad “aumentare le riserve e a ridurre l’indebitamento”.

Tale scenario deve poi essere declinato per ogni singolo Paese: le società tedesche, per esempio, hanno de-levereggiato i loro bilanci prima della crisi, e si trovano quindi in una situazione migliore di quelle, ad esempio, italiane. Estendendo poi l’analisi al mercato immobiliare, risulta al contrario che il debito dei proprietari di case – salito in Europa dal 49 al 63% in dieci anni – in Italia è relativamente basso (pari al 34%), rispetto per esempio ai Paesi bassi (107%) e alla Spagna (84%). Tuttavia, conclude l’articolo, l’outlook “aggregato” resta preoccupante: società da una parte e householders dall’altra si trovano in una “posizione finanziariamente debole”. E anche per questo la Banca Centrale Europa, quando si tratterà di dare un’accelerata all’exit strategy alzando i tassi di interesse, “dovrà avere un occhio attendo ai consumatori e alle aziende, che a causa dell’elevato livello di debito sono pericolosamente esposti ad un aumento dei costi di finanziamento”.

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