Quale utilità svolge la sessione asiatica?

Oggi apriamo una sorta di dibattito: quale utilità svolge la sessione asiatica? E’ noto che durante l’orario di apertura di Sydney, Tokyo e Hong Kong è difficile fare trading in maniera “tradizionale” per via della ridotta liquidità presente sul mercato (visto che Londra e New York sono ancora tra le braccia di Morfeo), oltre al fatto che si può presentare una situazione di volatilità elevata con picchi non tollerabili per molti sistemi di money management. Ma allora qual è l’utilità, per il trader “nostrano”, di svegliarsi al mattino e riprendere il trading dopo la sessione asiatica? L’utilità c’è ed è importante: la sessione asiatica agisce da “fase di consolidamento”, così come viene descritto nei testi classici di analisi tecnica. Tipicamente la sessione asiatica fa range trading, stabilisce un tetto ed un pavimento: niente di più invitante per il trader a cui piace il setup del break out da un range. Si guardano i massimi e minimi della sessione asiatica e si cerca di capire se un break out è auspicabile. Come filtrare dunque break out validi da break out fasulli (detti anche “Fakeout”)? Dipende dalle news: come i fondamentali guidano le performance relative tra valute nel medio-lungo termine, così i market mover (o l’assenza di news) convalidano il setup. Di nuovo, per capire meglio le caratteristiche delle diverse fasi di mercato, avete solo da scriverci o prendere in mano la cornetta del telefono. Tornando al mercato, questa settimana potremmo chiamarla “settimana dell’inflazione”: con USA, UK, Germania, Canada e Nuova Zelanda che pubblicano i dati relativi al CPI e/o il PPI. Lungi dal pensare che ci sarà qualche mossa a livello di banche centrali in risposta alle pressioni inflazionistiche (se ve ne fossero), siamo altrettanto convinti che trader e agenti ricerchino segnali di ripresa dell’inflazione (segno che il privato sta iniziando a consumare). Potremmo effettivamente aspettarci dati leggermente più robusti del previsto, almeno per gli USA, dove le vendite al dettaglio di venerdì hanno illustrato come gli americani hanno approfittato delle svendite post natalizie per tornare ad acquistare. Nonostante tanti dati occidentali, il market mover d’eccezione rimane sempre incombente: la Cina con le sue manovre per tenere controllata la sua economia – come l’aumento dello 0,5% dei requisiti di riserve ufficiali per le banche nazionali. Prima di passare all’analisi tecnica, ricordiamo che oggi è President’s Day negli USA e quindi possiamo probabilmente ridurre il numero di caffè bevuti, almeno per oggi.

La fine della settimana scorsa ci ha consegnato qualche spunto interessante, soprattutto per quanto riguarda la continua discesa della moneta unica. Il cambio eurodollaro ha infatti raggiunto un nuovo minimo a 1.3531, mostrando una continua pressione ribassista. Per riuscire ad ipotizzare nuovi obiettivi, dobbiamo ritornare indietro alla metà di maggio scorso, dove troviamo 1.3430, da cui ha ripreso il via la salita successivamente ad una parentesi di storno di 300 punti. Il primo livello di resistenza è andato abbassandosi parecchio, a causa della velocità della discesa: è possibile individuarlo a 1.37 figura grazie alla trendline con origine a 1.4560, area di congestione di un mese fa in cui si sono concentrati diversi massimi giornalieri consecutivi.

Il dollaro non ha avuto la medesima pressione rialzista nei confronti dello yen. In questo caso ha prevalso la lateralità degli ultimi giorni. Per questo cambio continuiamo a considerare valido il livello di supporto fornito dalla linea rialzista con origine il 4 febbraio, 89.80, mentre non ci stancheremo di ripetere (almeno sino alla rottura…) che il livello di resistenza si trova a 92.40.

Passiamo al cable, dove dall’inizio di febbraio il cambio si muove confinato i una tendenza molto ristretta. I due livelli da tenere in considerazione sono l’area di supporto compresa fra 1.5550 e 1.5580, e la resistenza, che possiamo individuare grazie a 3 massimi giornalieri ravvicinati, 1.5750.

Continuiamo a parlare della sterlina, ma nei confronti dello yen: in questo caso possiamo notare due spunti interessanti. Il primo che mostra la perfetta tenuta della trendline rialzista, traente origine dal minimo di 138.25, da cui otteniamo il supporto di giornata poco al di sopra di 140 figura. Il secondo che mostra la rottura dell’area di resistenza a 141.30, con test di 141.80, che oltre a fornirci un nuovo livello di resistenza suggerisce ripresa della salita.

È stato notato un movimento di ripresa della sterlina anche nei confronti della moneta unica. Un movimento ulteriore di discesa del cambio in questo caso si troverà a fare i conti con il primo supporto di 0.8655 e con il grande baluardo di 0.86 figura. L’area di congestione di 0.8725 è da considerarsi come resistenza ad una rinnovata pressione rialzista e come negazione di questa “parentesi”. 

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