Mezzogiorno, Pil ai minimi dal 2000

Allerta crisi nel Mezzogiorno.
Secondo la Cisl il centro Sud si trova in una situazione di “emergenza sociale”, con un Pil che ha raggiunto i livelli del 2000.
Questi gli sconcertanti risultati di una ricerca eseguita dal Dipartimento Lavoro e Mezzogiorno della Cisl.
Il rapporto spiega che dal 2001 al 2008, per sette anni consecutivi, il tasso di crescita del Pil del Sud a quota 5% è stato inferiore rispetto al resto del Paese che si manteneva sul livello del 7,5%.

Nel 2009, per effetto della crisi, il Pil nazionale é diminuito del 4,9%. Ciò significa che in un sol colpo il Mezzogiorno ha bruciato la crescita di sette anni ed è tornato ai livelli del 2000.
“Ora serve una terapia d’urto per impegnare le risorse disponibili su investimenti, occupazione ed infrastrutture”, ha spiegato il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini.

Secondo i dati elaborati dalla Cisl, nel terzo trimestre del 2009 la caduta occupazionale è più forte nel Sud, dove arriva al -3% rispetto al 2008, dato più elevato sia del Nord (-2,3%) che del Centro (-0,8%). Ridotto quindi il tasso di occupazione, che precipita al 45%, perdendo l’1,5% rispetto al 2008 in egual misura tra uomini e donne, che scendono sotto il 31%, livello tra i più bassi in Europa.

Alla luce di questi dati, la Cisl sollecita attraverso un Patto Governo, Regioni, Parti Sociali, una terapia d’urto da utilizzare per investimenti, occupazione, infrastrutture i 60 miliardi di euro disponibili nel quadriennio 2010-2013, ottimizzando la spesa aggiuntiva dei Fondi Fas, per fronteggiare la crisi e sostenere la ripresa.

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