L’ombra del commissariamento pesa su Fastweb e TI Sparkle

La bufera giudiziaria che ieri pomeriggio ha travolto Fastweb e Telecom Italia Sparkle pesa sui titoli delle due società, in ribasso rispettivamente del 6% e dell’1,4% a Piazza Affari. Il mercato teme il commissariamento delle due società richiesto dai pubblici ministeri, che porterebbe ad un blocco delle attività. Il reato contestato è di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata e ha portato alla custodia cautelare di molti manager delle due società. Per entrambe le società i fatti risalgono alle precedenti amministrazioni: per Fastweb si tratta degli anni 2003 e 2005-2007, prima cioè che Swisscom subentrasse al controllo della società acquistando la quota di maggioranza dal fondatore Silvio Scaglia, per TI Sparkle il biennio contestato è il 2005-2007, quando l’azienda era controllata dalla Olimpia, facente capo a sua volta alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera.

Del gruppo Fastweb i provvedimenti di custodia cautelare, oltre che nei confronti di Scaglia, sarebbero stati emessi per Giuseppe Crudele, Bruno Zito, Roberto Contin, Mario Rossetti. Di Telecom Italia Sparkle invece l’ordinanza riguarda Stefano Mazzitelli e Massimo Comito. Tra gli indagati, oltre all’attuale ad Stefano Parisi, l’ex ad di Sparkle Riccardo Ruggiero.

L’associazione a delinquere individuata dalla procura antimafia di Roma utilizzava le due società per creare un danno al fisco di 370 milioni, evadendo l’Iva, e gestire un flusso di denaro transnazionale di oltre 2,2 miliardi di euro, tramite un complesso sistema di società fittizie “a carosello”, finalizzato alla creazione di fondi neri e al riciclaggio. Parte di questi soldi venivano girati alla ‘ndrangheta, in particolare al clan Arena, che li avrebbe impiegati per organizzare l’elezione del senatore del Pdl Nicola Paolo di Girolamo (anche lui in manette). L’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari Aldo Morgigni su richiesta dei pm Giovanni Bombardieri, Giovani Di Leo e Francesca Passaniti, ha portato a 56 ordinanze di custodia cautelare (di cui 4 agli arresti domiciliari) e 12 iscrizioni nel registro degli indagati.

Il sistema, messo a punto da Carlo Focarelli, prevedeva la creazione di “ingenti crediti fiscali” che però erano fittizi, frutto del passaggio di denaro tra diverse società “cartiere”, anch’esse fittizie. “Le somme di denaro – si legge nell’ordinanza – apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle cartiere consentivano a Fastweb e Telecom Italia Sparkle di realizzare fondi neri per enormi valori che costituivano l’oggetto primario delle attività di riciclaggio e di investimento fittizio realizzato da altri membri dell’associazione a delinquere”. Qui entra in gioco la seconda parte dell’inchiesta, quella relativa a Gennaro Mokbel, che secondo gli inquirenti sarebbe il legame con le cosche calabresi.

Entrambe le società si sono dichiarate estranee ai fatti e parte lesa nella vicenda. Swisscom, che afferma di essere stata a conoscenza delle indagini relative alla frode fiscale di Fastweb quando l’ha acquisita nel 2007, indica di essere stata sorpresa dagli ultimi sviluppi, relativi cioè al sistema di riciclaggio e ai contatti con la ‘ndrangheta.  In merito al commissariamento, il gruppo elvetico fa sapere che “in base alle valutazioni attuali, non pregiudicherebbe il proseguimento delle attività operative di Fastweb”. Nella nota si precisa inoltre che “l’attività di vendita di servizio di interconnessione internazionale per il trasporto traffico è stata cessata da Fastweb dall’inizio del 2007”. Telecom Italia sottolinea che la vicenda era già nota “e a suo tempo fatta oggetto di verifiche e interventi di audit». Il gruppo tlc inoltre sottolinea che “a scopo cautelativo dal 2007 interruppe i rapporti commerciali con i soggetti indagati”.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!