Anonimato? Non è mai stato garantito L’allarme di Assosim e Assofiduciaria

Sorgono nuove problematiche attorno allo scudo fiscale, una questione che potrebbe mettere in crisi un pilastro fondamentale della manovra, soprattutto per coloro che hanno aderito all’iniziativa per il rientro dei capitali dall’estero: l’anonimato.
Il fatto ha assunto rilievo in seguito alla produzione di due circolari da parte delle associazioni Assosim e Assofiduciaria, che hanno allertato gli associati in merito alla contraddittorietà che oppone due norme vigenti in materia fiscale.
Con una circolare emessa l’ottobre scorso, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato che gli intermediari operativi in seno allo scudo non hanno l’obbligo di trasmettere all’amministrazione finanziaria, quindi al Fisco, i dati inerenti le operazioni di emersione, né altre notizie riguardanti i conti di deposito, condizioni che rimangono valide anche in caso di accertamenti da parte dell’autorità stessa. Questa disposizione risulta però in contraddizione con le norme vigenti dal 1990 relative all’Anagrafe dei rapporti, che prescrivono l’onere a carico degli stessi intermediari di riversare nell’archivio dei rapporti finanziari, una sezione informatica dell’Anagrafe tributaria, i nomi e i riferimenti delle persone a capo delle operazioni.
La situazione non è nuova, poiché il problema si era presentato anche nel corso delle edizioni 2001-2003, ma allora l’Agenzia delle Entrate lasciò agli intermediati la libertà di scegliere liberamente come agire, assumendo il comportamento ritenuto più valido. Tuttavia, a differenza di quanto accadde 9 anni fa, in questa edizione dello scudo la scelta arbitraria non è più possibile, a causa di una disposizione risalente al 2007 che, attraverso circolare interministeriale, ha imposto l’obbligo agli intermediari di trasmettere ogni operazione saltuaria e non continuativa alle autorità entro 60 giorni dall’inizio del rapporto. A questo ordine sono state inoltre applicate delle sanzioni a carico dei trasgressori, avendo l’archivio dell’Anagrafe tributaria finalità penali ed essendo inoltre utilizzabile per il reperimento di prove da parte delle autorità.
“Abbiamo ritenuto opportuno allertare i nostri associati”, chiarifica Assosim.

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