Fme, un coro di no contro la Merkel

Se l’asso nella manica di Papandreou è stato il deterrente di andare a Washington, spaventando i leader europei che si sono immaginati il premier greco alle porte dell’Fmi per chiedere un prestito, niente di ciò che Angela Merkel temeva si è poi avverato, e sul fondo monetario europeo torna a gravare un pesante punto di domanda.

“I problemi fiscali della Grecia devono e possono essere risolti dall’Unione Europea”, ha commentato Robert Gibbs portavoce della Casa Bianca al termine dell’incontro tra il primo ministro greco George Papandreou e il leader Usa Barack Obama, mostrando così come i greci non siano andati a Washington per chiedere aiuto o sostegno finanziario.
La autorità americane, tuttavia, chiedono all’Europa una sforzo per bloccare le speculazioni sui mercati finanziari, argomento sul quale si è espresso senza mezzi termini il ministro delle Finanze greco George Papaconstaninou, che ieri ha incontrato alcuni dirigenti del Fondo monetario internazionale per trattare un accordo di assistenza tecnica esule da un preciso intervento a sostegno di Atene. Il ministro ha chiesto maggiore trasparenza e regolamentazione sui mercati finanziari: “La Grecia fa quello che deve per risolvere i suoi problemi”, ha affermato Papaconstantinou, “Ma c’è un problema europeo che ha a che vedere con l’euro e la speculazione”.

Il pericolo scongiurato di un ricorso greco all’Fmi a Washington ha nel frattempo fatto spostare molti equilibri all’interno dell’Ue. La Germania, spaventata da questa possibilità, ha caldeggiato la formazione di un fondo monetario europeo sull’idea di Schauble ma, all’indomani del ritorno di Papandreou dagli States, contro la proposta si è levato un coro di “no” dal presidente della Bundesbank, dal ministro dell’Economia francese Christine Lagarde e dal presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, che ha definito l’Fme “l’ultima spiaggia”.
Tutti sono concordi nell’affermare che la Grecia va aiutata, ma l’Fme non è il mezzo giusto, come puntualizzato dal presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso, che ha definito il fondo un’idea “a lungo termine”, mentre Bruxelles si sta invece concentrando su di un piano concreto per sostenere la nazione, lavorando sul coordinamento della politica economica e sulla sorveglianza dell’Eurolandia.
Dopo la scontrosa opposizione tedesca al salvataggio della Grecia, questa promozione del fondo monetario europeo è certamente parsa strana, tuttavia la chiave dell’enigma sembra si celi proprio dietro la sua effettiva inutilità per fronteggiare la situazione attuale; in poche parole la Germania stava sostenendo una proposta che non sarebbe effettivamente servita per aiutare Atene.

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