La Svizzera apre un tavolo per dialogare con l’Italia

A seguito dell’emorragia di capitali subita da alcune banche ticinesi nel contesto dello scudo fiscale italiano, il governo federale elvetico ha promesso di prestare soccorso al cantone in difficoltà. In una lettera indirizzata al Canton Ticino, Berna ha infatti ribadito l’intenzione di “elaborare con Roma un pacchetto di misure globali”, sottolineando come la “soluzione dovrebbe essere raggiunta attraverso il dialogo tra i due paesi”. Per rispondere all’istanza ticinese il Consiglio federale ha elaborato una soluzione globale nella vertenza fiscale con l’Italia, secondo quanto ha precisato il governo in risposta alla lettera inviata dal Consiglio di Stato ticinese il 12 gennaio. Nell’ultima comunicazione l’esecutivo elvetico evidenzia come, se da un lato la Svizzera non abbia contestato lo scudo fiscale, trattandosi “di provvedimenti che rientrano nel quadro della sovranità italiana”, dall’altro canto sono state prese delle misure puntuali per affrontare l’emergenza, come la nomina del consulente politico per le questioni fiscali Renzo Respini, la creazione di un gruppo interdipartimentale, la convocazione dell’ambasciatore italiano a seguito delle perquisizioni di filiali svizzere eseguite dalla guardia di finanza italiana e la sospensione delle trattative sui negoziati di doppia imposizione, in reazione agli attacchi ingiustificati alla piazza finanziaria ticinese. Ora, grazie anche al lavoro del gruppo interdipartimentale, è stata studiata una soluzione misurata che comporta “alcune chiare condizioni”.
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