Vita da trader – Le gare di trading non sono per tutti

Sono Marco trader in proprio. Capita spesso di sentir parlare delle celebri gare di trading; scempiaggini che vanno bene ai culturisti di borsa, dall’orizzonte creativo limitato e con tanto tempo da sprecare. Il trading non è un gioco. Io ho sempre evitato queste baracconate, tranne una volta.

Si trattava di una presentazione di una di quelle società on line che operano sul Forex; una conferenza stampa con al termine una bella garetta di 15 minuti per giornalisti. Dato che io mi fingevo tale (e nessuno andava mai a verificare l’esistenza della fantomatica rivista Tradingwars Magazine) e il premio era un bel viaggetto, l’occasione mi sembrava troppo ghiotta. Speravo nessuno di loro mi potesse sorprendesse per esperienza, e così fu.

Era ormai l’1.30. Ci portano nella sala trading, ci mostrano la piattaforma e ci fanno sedere: un quarto d’ora per fare i migliori guadagni. Tutti partono; chi più chi meno, i miei colleghi aggrediscono il piatto. Io no. Sto fermo, faccio finta di pensare a dove investire e guardo. Sono passati i 15 minuti e la gara finisce; tutti, compresi quelli più bravi, erano in perdita, io no, non mi ero infatti mosso. Forse loro non erano curanti della misera volatilità dell’ora di pranzo, forse loro  non erano curanti del fatto che la gara non si basasse sulla performance percentuale del portafolio, forse loro non erano curanti che esistesse una certa manna chiamata spread denaro/lettera. Fu un viaggio bellissimo.

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