La madre di tutte le disgrazie… annunciate

di Pompeo Locatelli

…si è ritrovata all’improvviso, ancor prima di chiudere con il capitolo delle intercettazioni, al centro di un altro scandalo legato al periodo 2003/06, stavolta per l’evasione Iva in parte legata, per giunta, al traffico di schede prepagate sulle chat line per adulti, con una controparte in chiaro odore di criminalità organizzata. Non entro nel merito dell’inchiesta, che dovrà accertare le responsabilità penali. Ma s’impongono alcune considerazioni in materia di governance. Innanzitutto, l’inchiesta non è un fulmine a ciel sereno. Non solo perché già nella primavera del 2007 era stata avviato un procedimento da parte dell’autorità giudiziaria sia nei confronti di Fastweb che di Telecom Italia Sparkle. Ma anche perché, sia prima che dopo l’iniziativa della procura romana, le due società quotate hanno avviato un’imponente attività di monitoraggio da parte dei loro consulenti e dei loro organi societari di controllo sulla questione. Con quale risultato? I tre prestigiosi studi legali (Maisto, Vitali e il professor Guido Rossi) interpellati da Fastweb avrebbero sottolineato alcune criticità ma dato un parere “sostanzialmente favorevole”. Nulla da obiettare, poi, hanno trovato i revisori e il collegio sindacale, così come l’audit esterno richiesto a Kpmg. Copione simile anche per TI Sparkle. Dopo l’avvio dell’indagine giudiziaria, si viene a sapere dalla relazione di bilancio 2008, sono stati “prontamente attivati” tutti gli organi di controllo interni ed esterni, interpellati “specialisti e consulenti, più i professionisti in materia tributaria e penale” che operano per la capogruppo. E nessuno trova nulla da eccepire, almeno nell’ambito delle proprie competenze. Intanto, il presidente dell’epoca di TI Sparkle, Riccardo Ruggiero, ci fa sapere che il suo era un “incarico formale”. Nel frattempo l’indagine, dopo aver “sonnecchiato” per un migliaio di giorni è esplosa tra mille fuochi di artificio. Che morale trarre da questa vicenda? Ancora una volta il sistema italiano si dimostra ricchissimo di strumenti e di organi di controllo interni ed esterni che, alla prova dei fatti, si rivelano incapaci di effettuare un vero e proprio controllo di merito complessivo. Ovvero, la legione di periti, consulenti, esperti e professionisti di ogni materia riesce a piegare la propria scienza nella direzione gradita al cliente che paga.
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