Vittime della ripresa

…e, come oramai da mesi, l’economia non propone più dati in costante miglioramento come aveva fatto nei primi mesi di uscita dalla crisi. Ma non emergono neanche elementi rilevanti in senso opposto, prevalentemente perplessità su cosa potrebbe accadere adesso che la “V” non si sta realizzando.
Nelle ultime settimane il dibattito sulle incertezze si è concentrato in maniera particolare sull’area euro i cui ventri molli, questa volta interpretati da Grecia in prima linea, poi da Portogallo e Spagna, hanno creato timori sulla sostenibilità del debito pubblico indebolendo parallelamente anche la moneta unica; per la cronaca non pare che nell’immediato l’Italia sia stata coinvolta. Effettivamente la situazione debitoria degli Stati in oggetto, se analizzata in prospettiva, posto che il livello attuale del debito pubblico è elevato ma sostenibile, risulta critica per i ridotti margini di manovra che i governi hanno in un contesto sociale ed economico pessimo come l’attuale. Non sembra credibile che l’Europa possa lasciare cadere in default Paesi dell’area euro ma neanche che possa aiutarli senza pretendere importanti sacrifici; è in questo modo che si può interpretare il comportamento delle autorità continentali che non possono assolutamente creare precedenti insostenibili. L’attenzione rivolta ai Paesi periferici dell’area riflette le perplessità che i mercati hanno, non solo per il rischio sovrano europeo ma, più in generale, e sempre di più man mano che passano i mesi, sull’evoluzione del prezioso intervento pubblico a livello globale. Come messo in evidenza già da qualche tempo il mercato non pare sia in grado di correre con le proprie gambe ma, non solo nei Paesi più deboli, i governi hanno difficoltà a proseguire gli interventi per i vincoli di bilancio progressivamente più stringenti. La decisione della FED di alzare il tasso di sconto da 0,5% a 0,75% è solo un campanello d’allarme, probabilmente gli aiuti proseguiranno ancora, proprio perché non si intravedono strade alternative e perché occorre che in un modo o nell’altro si reinneschi il meccanismo virtuoso di crescita.

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