Chi bussa alla porta di Amplifon

di Andrea Arisi

Oggigiorno Amplifon è con ogni probabilità il gruppo italiano più corteggiato dai maggiori fondi di private equity. Perché opera in un settore (la distribuzione di apparecchi acustici) con una base clienti in aumento (la popolazione anziana), perché di questo settore ne è la società leader in Europa e perché, a giudizio degli analisti, può ancora migliorare i propri margini, riducendo ulteriormente i costi. Anche all’interno del gruppo nessuno fa più mistero dell’interesse dei fondi. Tanto che, lo scorso 11 marzo, l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti, durante la presentazione dei risultati relativi all’intero 2009 ha ironicamente dichiarato di aver trascorso “più tempo con i private equity che con la moglie negli ultimi 5 mesi”. Almeno per il momento comunque, come spiega una fonte vicina alla società, il maggior azionista, Ampliter, che possiede oltre il 60% di Amplifon, avrebbe respinto al mittente ogni proposta e, a meno di un’offerta a prezzi molto alti, avrebbe segnalato di non aver intenzione di vendere. Secondo alcune fonti finanziarie l’elenco dei fondi che avrebbero bussato alla porta di Amplifon è lungo e include: KKR, CVC Capital Partners, Apax Partners e Bain Capital Partners. Non risulta invece, diversamente da quanto è circolato, un interesse da parte di Cinven, che si sarebbe altresì concentrato esclusivamente su un’altra società del comparto degli apparecchi acustici: Siemens Audiology. Detto questo però, è proprio dall’idea di combinare quest’ultima realtà con Amplifon che sarebbe partito il corteggiamento al gruppo guidato da Moscetti. Anche la divisione di Siemens infatti, che risulta essere stata messa in vendita dalla capogruppo, avrebbe attirato diversi private equity. Diversamente da Amplifon (distributore), Siemens Audiology è un produttore di apparecchi acustici. Da qui il progetto di integrare verticalmente le due società e creare un colosso del settore. Questa ipotesi sembra oggi però tramontata. Infatti, a quanto si apprende da una fonte vicina ad uno dei fondi interessati a questo tipo di operazione, Siemens avrebbe chiesto un prezzo troppo elevato per la propria divisione, pari a 13 volte l’Ebitda, contro offerte che avrebbero raggiunto al massimo 11 volte l’Ebitda. Quello che invece sembra essere tutt’altro che tramontato è l’interesse per Amplifon. Anche perché, nel caso della società italiana, il fatto di operare sul lato distribuzione rappresenta, a detta degli analisti, un vantaggio e una garanzia sulla tenuta della marginalità.
Secondo le più recenti previsioni infatti i produttori – come Siemens Audiology – potrebbero presto risentire di un aumento della concorrenza, con ripercussioni negative sui margini. I distributori, viceversa, continueranno a mantenere un certo potere sui prezzi, tanto più grossi saranno. E Amplifon, che già è il maggiore in Europa, ha in programma di crescere ancora per linee esterne.
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