Parola d’ordine: sostenibilità

Non è facile trovare spunti di riflessione durante queste sedute di trading, quando ci troviamo con delle vendite al dettaglio americane molto positive ma con un dollaro americano che scende fondamentalmente un po’ contro tutto. Le retail sales per il mese di marzo sono state rilasciate a +1.6%, andando a superare sia il dato precedente, rivisto a rialzo a +0.5%, che le attese degli analisti, i quali si aspettavano un buon dato, ma non a questi livelli (+1.2% il consensus del mercato).

Allora perché il dollaro americano ha perso terreno?  C’è chi sostiene che questa debolezza sia da collegare al rally che c’è stato sulle borse ieri (andando quindi a sostenere la correlazione secondo la quale il dollaro scende nel momento in cui le borse salgono), ma non pensiamo che tale relazione sia veritiera, almeno per il momento. Questo ci viene indicato anche dal sell-off che abbiamo visto sul UsdJpy, il quale ci suggerisce che il vero motivo per cui il dollaro rimane debole nel breve periodo è Bernanke. Bernanke ed i toni con cui ha commentato il Beige Book. Il presidente della Fed infatti, ha accuratamente evitato di utilizzare una terminologia troppo ottimista, anzi, se dovessimo definire la tipologia di commenti rilasciati, ci sbilanceremmo verso un “cauto”.
 

Durante la sua testimonianza infatti, si è speso molto tempo a parlare delle restrizioni significative per l’economia, del potenziale di spesa dei consumatori che potrebbe rallentare, dei problemi nel settore delle costruzioni e soprattutto dell’ancora alto livello di disoccupazione. Questo suo atteggiamento potrebbe sembrare quantomeno bizzarro per tutti coloro che continuano a vedere dei dati macroeconomici in miglioramento sul lato Usa, ma noi pensiamo che, tutto sommato, l’atteggiamento del numero uno della Fed non sia da snobbare né sia tantomeno fuori luogo.

Come un buon presidente infatti, Bernanke vuole essere sicuro che qualsiasi miglioramento sul lato economico di un Paese grande e sofisticato come l’America sia sostenibile nel lungo periodo, prima di andare ad intraprendere qualsiasi mossa per normalizzare la politica monetaria, mosse che adesso potrebbero risultare troppo azzardate. Certo è che, se una mossa azzardata dovesse risultare, col senno di poi, azzeccata, ci sarebbe tutto da guadagnare in termini di velocità della ripresa economica, ma alla stato attuale dell’arte, diciamo che, utilizzando un gergo tecnico, non c’è abbastanza risk/reward in un’azione del genere. 

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