La ripresa accende il motore, ma nell’area dell’Ue è in salita

di Alessandro Santoni

I più recenti dati macroeconomici confermano una ripresa generalizzata, trainata dal recupero del commercio internazionale che dopo essere crollato del 12,3% in termini reali nel 2009, dovrebbe tornare a crescere nel 2010 e nel 2011 (+5,8% a/a e +6,3% a/a rispettivamente, secondo il FMI, e +6% e +7,7% secondo l’OCSE). La sola Cina, a febbraio, ha registrato un incremento delle esportazioni del 45% a/a. Le economie emergenti si preparano, quindi, a fungere da traino (Pil atteso nelle economie emergenti in crescita del 6% nel 2010), con una ripresa generalizzata ma non di uguale intensità. In area Euro il Pil è visto mediamente in crescita dell’1% nel 2010 e del 1,3% nel 2011. La domanda interna in area Euro continuerà a migliorare ma lentamente e con molte insidie. Da una parte il basso tasso di utilizzo impianti (al 70% delle loro capacità rispetto a una media storica negli ultimi 10 anni di 83%) potrebbe spingere le imprese a posticipare i piani di investimento. I dati per l’area Euro disponibili evidenziano ancora cali su base trimestrale per tutti i principali paesi, ad eccezione della Francia. Dall’altra parte, tuttavia, i nuovi ordinativi industriali evidenziano una rinnovata domanda. In questo senso l’attuale trend del ciclo delle scorte è favorevole: la fase di “decumulo” in Usa è infatti giunta al termine ed anche in Europa il rapporto scorte vendite si sta normalizzando. Sono due tuttavia i principali freni alla rapida ripresa in area Euro. Oltre ad una lenta crescita degli investimenti peserà infatti il graduale recupero dei consumi a causa di un elevato tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione continuerà a rimanere elevato per tutto il 2010 e in lieve miglioramento negli Usa nel 2011, mentre in Europa dovrebbe rimanere in crescita anche nel 2011. L’elevato deficit pubblico dell’area Euro rappresenta una spada di Damocle sulla ripresa. Le manovre fiscali espansive messe in atto per contrastare la crisi protrarranno i loro effetti nel biennio in corso ma gli impatti sui tassi di interesse e sull’inflazione sono ancora di difficile previsione. La questione inflazione sta già assumendo una certa enfasi per quel che riguarda l’area asiatica (e per quella latinoamericana, sebbene in maniera meno generalizzata). Dopo l’aumento dei coefficienti di riserva obbligatoria delle banche in Cina, India e Brasile è probabile che oltre all’India anche Brasile e Corea del Sud opteranno per un incremento dei tassi. Meno probabile nel breve termine apparirebbe invece un’azione della Cina i cui ultimi dati anticipatori (vd. PMI manifatturiero) sono stati al di sotto delle attese, probabilmente per effetto anche della festività del capodanno. In Europa, anche se l’inflazione è prevista rimanere ancora contenuta per il prossimo anno, i tassi Euribor dovrebbero tornare a salire. Ciò è dovuto principalmente al forte ridimensionamento della liquidità offerta sulla scadenza annuale che rappresenta circa il 70% dell’intero ammontare offerto con le operazioni straordinarie. L’effetto sui tassi sarà evidente nei prossimi mesi con particolari tensioni a giugno 2010 quando verranno in scadenza 442 miliardi, ammontare che quando fu collocato nel giugno 2009 provocò un crollo del tasso interbancario Eonia di 50 pb.
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