Pil, S&P rivede in ribasso le stime del governo

In fase di ripresa l’Italia continuerà ad accumulare ritardo rispetto all’Eurozona, a causa di una perdita di competitività che scaturisce dal continuo peggioramento della produttività lavorativa. A prospettare questo scenario è l’agenzia Standard & Poor’s, che ha prodotto una ricerca sull’economia italiana che prevede per quest’anno una crescita del Pil a quota 0,5%, in ribasso rispetto al precedente 0,7%.
La stima dell’agenzia, che attribuisce un rating A+ con outlook stabile sul debito italiano a lungo termine, svaluta di molto la previsione di crescita governativa che pronosticava un incremento dell’1,1% per quest’anno.

Per il complesso dell’area euro, invece, S&P ha una stima dell’1,2%. L’anno prossimo il Pil dell’Italia salirà invece dell’1%, ma il suo divario con l’Eurozona si amplierà ancora di più, in quanto la crescita degli altri Paesi sarà pari al 2%, pari alla stima approvata dal governo italiano nel suo Programma di Stabilità aggiornato a gennaio 2010, previsioni confutate dall’agenzia di rating.
“I punti di forza dell’economia italiana, come il basso indebitamento del settore privato e la tenuta del mercato immobiliare rispetto ad altri paesi della zona euro, potrebbero aiutare a spingere il paese fuori dalla recessione”, scrive S&P, “Tuttavia le debolezze strutturali, inclusa la bassa crescita della produttività del lavoro e la deteriorata competitività estera, probabilmente freneranno le prospettive di crescita a medio termine”.

S&p, inoltre, riscontra come il governo anche in fase di ripresa, non goda di grossi margini di manovra per spingere l’economia, in quanto il debito quest’anno raggiungerà quota 119% del Pil, con una spesa per interessi che supera il 10%. “La crescita economica dipenderà quasi esclusivamente secondo noi dal settore privato, in particolare consumi, investimenti e commercio estero”, continua la ricerca, che sottolinea come la debolezza dei consumi privati rappresenti una nota dolente per l’Italia. Infatti, se da un lato la ricchezza delle famiglie italiane è su livelli analoghi a quelli di Francia e Germania mentre l’indebitamento resta relativamente basso, dall’altro i redditi reali sono rimasti fermi o sono scesi negli ultimi anni. A fine 2009 secondo S&P il debito delle famiglie italiane era al 41% del Pil a fronte di una media del 64% per l’area euro. Analogamente il debito delle imprese non finanziarie era all’84% in Italia e al 105% nella zona euro.Ancora più debole la performance prevista per gli investimenti che continueranno a scendere quest’anno, per crescere solo modestamente nel corso del 2011, depressi dalla capacità inutilizzata nel settore manifatturiero e da prospettive di domanda fiacche.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: