Salvataggio Euro, Mission Impossible

Il salvataggio dell’euro sembra impossibile, almeno secondo le ultime stime diffuse dagli ambiti finanziari statunitensi.
Se il contagio greco dovesse effettivamente estendersi ai PIIGS  (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), per salvare l’euro sarebbero necessari complessivamente di 2000 miliardi di dollari di aiuti nell’arco di tre anni.

Il Fondo Monetario Internazionale non potrebbe far fronte ad una spesa di 600 miliardi di dollari in un solo anno, poiché finirebbe per esasperare fino alle estreme conseguenze le casse del Fmi, che ha una capacità finanziaria di circa 700 miliardi.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, che si troverebbe sulle spalle la responsabilità di salvare i PIIGS, la situazione non è migliore, in quanto i governi sono alle prese con una deflazione che non si vedeva dai tempi della Grande Depressione.

L’agenzia di rating Moody’s ha già espresso i suoi dubbi in merito all’efficacia del pacchetto di aiuti finanziari appena approvato per la Grecia:
“Non si può dire che sia la fine della storia perché il processo di aggiustamento per la Grecia è molto duro” ha dichiarato il dirigente di Moody’s Tom Byrne, “Il punto fondamentale da capire è se la Grecia riuscirà davvero a risanare i conti e se riuscirà a mantenere la propria coesione sociale”.

Anche il leggendario Jim Rogers, fondatore del Quantum Fund, si è mostrato incline a credere nella tesi della capitolazione dell’euro. Secondo Rogers la Grecia andava lasciata al suo destino, in quanto il salvataggio impiegherà 110 miliardi di euro in 3 anni.
A questo punto il paese ha solo rimandato il crack, poiché avrà accumulato un debito tanto massiccio da non riuscire mai a coprirlo.

Voce discordante è quella dell’Ocse, il cui segretario generale Angel Gurria non ritiene che la moneta unica europea sia minacciata dalla crisi del debito che sta attraversando la Grecia.
“Non credo che ci sia un problema per l’euro”, ha affermato, “La situazione greca è particolare. Uno dei problemi della Grecia è che si è passati da un deficit del 4% a un deficit del 13%”.

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