Asia, immune alla sindrome greca

L’Europa è scossa dalla crisi greca, che sta intaccando la solidità dell’Euro diffondendo la paura di un contagio alla altre economie deboli del sistema.

Nonostante i contraccolpi borsistici che la questione greca ha determinato sulle piazze asiaticche, pare che l’Oriente invero sia immune ai rischi del contagio: almeno secondo quanto sostenuto dall’agenzia Standard & Poor’s:
“I bond governativi targati Asia potrebbero beneficiare dei bassi livelli del debito e dell’espansione dell’economia, a differenza di quanto sta accadendo sulle economie mature che stanno violentemente pagando pegno per l’esposizione alla crisi greca”, scrive l’agenzia, che prevede:
“L’interesse degli investitori per l’Asia molto probabilmente è destinata a crescere ulteriormente e a rafforzarsi”.

William Hess, direttore della divisione di S&P che si occupa dei rating sovrani della regione Asia ha affermato: “Rischi diretti di contagio al virus ellenico qui sono limitati”.
Della stessa opinione è anche il Fondo Monetario Internazionale, che ha constatato come i Paesi asiatici l’Asia stiano dando un forte contributo alla ripresa economica globale.

Ma perché i Paesi come Cina, Indonesia, Sud Corea e India sono immuni ai rischi che fanno scricchiolare il Vecchio Continente?
Secondo S&P sono le casse statali di queste nazioni, ricche di riserve record, che hanno sostenuto la crescita della regione.
“La storia di crescita dell’Asia appare essere relativamente migliore, di molti altri casi”, ha sottolineato Hess, “Tutto questo potrebbe trarre ulteriore beneficio dal continuo afflusso di capitali in Asia e dai più bassi premi al rischio”.

L’economia asiatica, in poche parole, si sta imponendo sempre più come leader mondiale, fatto sostenuto dalla previsioni del Fondo monetario internazionale che per l’Asia, inclusi Giappone, Australia e Nuova Zelanda, cresca a un tasso dell’8,5% nel corso del 2010 e dell’8,4% nel 2011.
Queste stime sono molto importanti se paragonate alla crescita del 2,3% prevista per quest’anno e del +1% del 2011 delle economie sviluppate.

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