Volatilità strutturale e gestioni flessibili

Il rischio sovrano era unanimemente considerato una delle principali criticità che pendeva sull’economia, ma una degenerazione così repentina della fiducia era inattesa. L’Area Euro presenta certamente livelli di indebitamento pubblico elevato, i Paesi periferici hanno raggiunto parimenti un livello di rischio considerevole, ma, da questo punto di vista, non presenta certo una situazione peggiore degli Stati Uniti o della Gran Bretagna. Pur non avendo un’unità politica, l’Europa ha reagito bene, ha messo in campo misure cospicue che dovrebbero essere sufficienti a garantirne la stabilità finanziaria, mentre la debolezza della moneta rappresenta, più che una minaccia, un’opportunità per accrescere la competitività sui mercati internazionali in un momento in cui la domanda interna stenta a riprendersi. D’altra parte i dati macro globali continuano a segnalare l’uscita dalla crisi che comincia a coinvolgere anche i Paesi sviluppati.

Oltre a scontare il costo delle exit strategy adesso ritenute più imminenti, suggerisco di considerare fenomeni strutturali di mercato. Gli spostamenti di capitale, anche senza la speculazione, in un contesto dominato dall’incertezza, si autoalimentano ed è quindi possibile che anche piccoli mutamenti nelle aspettative generino consistenti movimenti di mercato. La principale lezione che si può trarre è proprio l’aumentata velocità e ampiezza con cui si manifestano questi ultimi. Con questa consapevolezza, pur senza reali motivi per ipotizzare un deterioramento dello scenario, l’aumento della volatilità e del relativo rischio obbliga gli operatori, peraltro dopo una crescita dei mercati consistente, a ridurre le posizioni più esposte alle correzioni, costringendoli a comportamenti imitativi. Non cambiano pertanto le prospettive di sviluppo ma il comportamento degli operatori accresce l’incertezza sull’andamento dei mercati finanziari. 
 

Come comportarsi quindi? Come è noto i mercati finanziari  non sono assolutamente deterministici, sono variabili aleatorie che vanno trattate con la logica delle probabilità. Si incorre spesso nell’errore di considerare esclusivamente le ipotesi più probabili ma l’accresciuta volatilità e velocità dei movimenti rende questo comportamento assai più pericoloso che in passato. La sostanziale stabilità dello scenario macro unitamente alla correzione in atto suggerirebbe occasioni di accumulazione, ma l’elevato livello della volatilità obbliga a comportamenti prudenziali, o attuati attraverso la diversificazione o attraverso una maggiore flessibilità e dinamicità dei portafogli. Questi ragionamenti dimostrano come la reattività dei mercati possa essere semplicemente figlia di comportamenti estremamente razionali insiti nella struttura e negli obiettivi di gestione di portafoglio.
 

Il mondo del risparmio gestito, in questo contesto potrebbe riacquistare credibilità e recuperare un ruolo effettivo non solo nella raccolta del risparmio ma anche nel fornire un consistente valore aggiunto nella sua gestione. I prodotti di tipo flessibile o total return, sempre più diffusi, proprio in questi momenti, possono dimostrare di essere in grado di sfruttare movimenti di mercato sempre più difficili da gestire con strategie statiche e cogliere le opportunità che la volatilità offre senza accrescere il livello di rischio.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!