Rimbalzo sostenibile?

L’azionario USA ha infatti chiuso a +2% con il Dow in guadagno di oltre 200 punti. Anche i rendimenti obbligazionari sono saliti ed il Usd è sceso contro quasi tutte le valute tranne lo Yen. Il Vix Index, che misura la volatilità implicita dei mercati, è sceso al minimo da 2 settimane a questa parte.

Anche se questa stabilità piace, occorre chiedersi se sia sostenibile. Considerando i dati USA che sono usciti ieri, e che non ci sono stati sviluppi fondamentali a sostegno del rimbalzo nell’euro, rimaniamo scettici di questi rialzi.

Rispettiamo quindi il volere dell’analisi tecnica, secondo cui è meglio fare trading su quello che il grafico illustra, piuttosto che sulle proprie convinzioni, ma rimaniamo comunque scettici di una continuazione dei rialzi di ieri. Vediamo anche perché: Personal Income, Personal Spending, Chicago PMI e l’indice del Michigan sono i dati USA in uscita oggi e ce li aspettiamo deboli.

Per quanto riguarda i dati di ieri, il Pil 1° trimestre USA è stato rivisto a +3% quindi anche se la Fed non trova ancora giustificazione per rialzare i tassi o per attuare altre manovre restrittive, gli USA godono comunque del tasso di crescita maggiore tra i membri del G7. Inoltre i Jobless Claims sono scesi leggermente a 460k.

Finchè il numero rimarrà sopra la soglia dei 400k, il messaggio rimane unico: il mercato del lavoro USA non gode ancora della stabilità necessaria. Gli ingredienti fondamentali per la crescita sono: lavoro e spessa privata – due elementi che entrano in scena la settimana ventura.

Passando all’euro, la ripresa di ieri ha preso piede dopo che una sorta di “febbre da taglio” ha invaso i parlamenti europei: la Spagna (un piano di tagli per 15 miliardi, approvato per 1 solo voto), l’Italia (un piano da 26 miliardi), Francia, Portogallo, UK, perché nessuna nazione vuole trovarsi nella situazione in cui si trova la Grecia attualmente. Ricordiamo che non si taglia “automaticamente” il deficit pubblico.

Il deficit è un trade-off tra crescita e fiducia: per ridurlo, le nazioni dovranno tagliare le retribuzioni del settore pubblico, incrementare l’età media del pensionamento, e mantenere le imposte ai livelli attuali. Per un paese come la Spagna, dove la disoccupazione ha raggiunto il 20%, queste manovre spingeranno probabilmente il Pil in territorio negativo.

EurJpy – Grafico 30 minuti

Anche i paesi del commodity block sono saliti contro il greenback, con l’Australia in testa (+3%). Anche il Cad si è ripreso, sulla base degli aumenti nei prezzi del petrolio del 4% circa.

Rimbalzo convinto dell’EurUsd nella giornata di ieri, dove ha funzionato molto bene il livello di 1.2200 come supporto.

La volatilità è rimasta alta e ci si è mossi all’interno di due figure, tra 1.2200 e 1.2400 e, nel momento in cui scriviamo ci troviamo proprio a metà.

La view tecnica proposta non cambia, rimaniamo convinti che, dopo i minimi toccati in area 1.2150/40, la pressione dei venditori di euro possa tentare di spingere ulteriormente in basso i prezzi e sarà importante osservare i livelli di 1.2150 e 1.2500 per scostarci da questo range, dove si è riportata la quotazione ieri.

Movimento anticipatorio del recupero di EurUsd sul UsdJpy, che ha cominciato ad attaccare l’area di resistenza a 90.65 ieri pomeriggio, ed è riuscito a raggiungere quota 91.00. Tra 91.00 e 91.80 potremmo assistere ad una diminuzione della volatilità (notiamo che le pressioni dei compratori di dollari si siano già ridimensionate). Non improbabile un tentativo di ritracciamento sotto quota 91.00.

Come avevamo presunto, il cable è riuscito a rompere l’area di resistenza che si muoveva intorno al 45 figura e sembra che tale area possa provare a fungere da supporto adesso. Tecnicamente, il prossimo livello cui prestare attenzione, ci proietta a rialzo di circa una figura e mezza, tra 1.4725 e 1.4775.

EurJpy che si è portato sopra 112.00, portandosi fino a 112.75. Questa mattina vediamo che il cambio è compratoe la’ttacco a questa nuovo livello di resistenza di breve periodo sembra essere la strada più probabile. In caso di rotura si punta 113.40.

Concludiamo con il UsdChf, notando come ieri sia stata una giornata volatilissima per questo cambio, con una salita repentina da 1.1500 a 1.1650 ed una retromarcia, altrettanto violenta fino a 1.1485. Adesso ci troviamo a 1.1550 e sembra che sia tornata un po’ di calma sui prezzi, attenzione comunque ai livelli delineati ieri.

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