La benzina arriva dal fattore clientela

l trading on line sta acquisendo crescente importanza all’interno della scena finanziaria. Questo strumento è figlio delle nuove tecnologie e di quei mezzi di comunicazione protagonisti dei tempi che stiamo vivendo, ed è direttamente vincolato all’efficienza di supporti tecnici che costituiscono il fulcro stesso dell’attività. Stiamo parlando delle piattaforme di trading, frangente in cui l’Italia non è rimasta indietro, ma anzi presenta alcune realtà ormai elevate al rango di veri e propri punti di riferimento della scena nostrana.
Per meglio addentrarci nel mondo del trading online e delle piattaforme italiane,
ADVISOR ha intervistato quattro realtà italiane, mettendole a confronto in vista anche dell’ITForum di quest’anno, in programma il 13 e 14 maggio.

Finecobank
PowerDesk2, la piattaforma professionale di Fineco, è stata realizzata insieme ai clienti, che hanno suggerito gli strumenti e le funzionalità da inserire per rendere la piattaforma più performante possibile. «La nostra forza è far coincidere il nostro lavoro, le nostre idee con i bisogni dei nostri clienti», ha affermato Marco Briata, responsabile prodotti e servizi trading FinecoBank.
Fineco ha improntato la propria strategia sulla focalizzazione e specializzazione di diversi target, la sua offerta si rivolge a tutti i profili di risparmiatori. Per questo motivo ha deciso di ampliare la gamma di prodotti e servizi di investimento a 4.000 fondi delle marche più quotate, obbligazioni, titoli di stato, PcT automatici, investimenti automatici (PAC in Etf).
Le piattaforme di trading sono sottoposte a una continua evoluzione che le sta rendendo sempre più semplici all’utilizzo, fornendogli inoltre una maggiore navigabilità, accesso immediato e diretto a tutti i principali mercati mondiali e un utilizzo integrato in un’unica interfaccia. «L’investitore medio sta diventando sempre più esigente», sottolinea Briata, «Con l’aumento dell’esperienza, l’utente vuole il real time, piattaforme performanti, insomma, vuole avere il totale controllo dei mercati». Proprio per quanto concerne l’esperienza del cliente, è su questo punto che la MiFID si basa per regolamentare l’uso dei derivati: «La MiFID è molto chiara nel definirli prodotti complessi e richiede pertanto che il cliente affermi in modo esplicito di essere esperto e di avere un profilo appropriato per operare su questi strumenti», spiega Briata che, per ciò che riguarda il mercato dei Cfd, lo definisce «ancora di nicchia».

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