Marea Nera, ecco i titoli travolti. Ma c’è anche chi ne beneficia

di Alessandro Bonini

Il disastro provocato nel Golfo del Messico dalla piattaforma affondata Deepwater Horizon è destinato a cambiare i programmi dell’intera industria del Big Oil e non soltanto della Bp. L’ondata di sdegno per la marea nera, sprigionata a 1.500 metri di profondità dal pozzo operato dal gigante britannico, porterà molto probabilmente a un inasprimento della regulation nel settore chiave dell’offshore. La tendenza a partire dagli Stati Uniti potrebbe quindi estendersi a livello globale, causando un duro contraccolpo alle operazioni in mare aperto. Il giro di vite si tradurrebbe in un incremento dei costi per le compagnie e in prospettiva potrebbe eroderne i profitti. Un simile scenario non è sfuggito agli investitori. Dopo l’incidente, avvenuto lo scorso 20 aprile, fra i titoli maggiormente colpiti figurano quelli delle compagnie più esposte su questo fronte (oltre a Bp, Chevron e la più piccola indipendente Anadarko) e alcune società specializzate nei servizi petroliferi, come il colosso del settore Schlumberger.
In controtendenza T-3 Energy, una small-cap che genera il 70-80% dei suoi ricavi dalla costruzione di blowout preventer, i sistemi di sicurezza dei pozzi petroliferi. L’efficienza dei blowout preventer è infatti al centro dei nuovi standard di sicurezza, potenzialmente costosissimi, che l’amministrazione americana vuole imporre alle compagnie. Le major energetiche avevano puntato molto sui progetti offshore e nell’ultimo biennio hanno fatto il possibile per mantenerne intatti gli investimenti, nonostante la recessione e il crollo del prezzo del barile. Questo anche per l’esperienza impareggiabile maturata nel settore, che consente loro di tenere testa alle aziende statali dei Paesi emergenti sempre più determinate a operare in autonomia i propri giacimenti onshore. Il presidente Barack Obama aveva deciso di premiare tali sforzi, approvando solo poche settimane fa nuove trivellazioni al largo delle coste americane, anche per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle forniture straniere. L’incidente nel Golfo del Messico e le difficoltà della Bp a contenere la perdita hanno cambiato le carte in tavola. Obama, accusato di avere reagito con lentezza all’emergenza, ha creato una commissione ad hoc incaricata di investigare sulle cause delle fuoriuscita e di formulare proposte per evitare il ripetersi di incidenti in mare aperto.
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