Stress test, il mercato aspetta le parole di Trichet

C’è attesa per l’intervento di quest’oggi del presidente della Bce Jean-Claude Trichet. Non tanto per ciò che potrà dire riguardo ai tassi di interesse, che gli analisti prevedono stabili, ma sugli stress test, dopo che ieri il Cebs, lo European Banking Supervisors, ha diramato maggiori dettagli a riguardo, compreso il numero degli istituti ai quali verrà applicato: 91.

Il mercato però attende maggiori dettagli riguardo alla valutazione sui rischi sovrani, che da comunicato di ieri verranno “quantificati” in maniera differenziata per paese. Il problema però è capire l’entità dell’ “haircut” (quota di valore sottratta al valore nominale dei titoli), così come introdurre l’eventualità di default (che pare non esserci nei test in corso).

L’organo di supervisione delle banche centrali europee ha fatto sapere che saranno 91 le banche oggetto di stress test, rappresentative del 50% del sistema bancario di ogni paese e, in aggregato, il 65% del sistema bancario europeo. Un obiettivo considerevole se confrontato con i target iniziali, che prevedevano i test per 26 banche. I risultati, come già comunicato, saranno resi noti il 23 luglio, su base aggregata e per singolo istituto bancario. Per l’Italia parteciperanno Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca.

La Banca d’Italia ha già inviato agli istituti le linee guida di attuazione del test. Obiettivo del test è valutare la solidità degli istituti e la loro capacità di rifinanziamento. Come recita il comunicato si tratterà di “valutare la resistenza complessiva del settore bancario europeo e la capacità delle banche di assorbire possibili futuri shock sui rischi di mercati e di credito, compresi i rischi sovrani, e di stabilire l’attuale dipendenza degli istituti dalle misure di sostegno pubblico”. Con questi test sarà perciò possibile quantificare l’eventuale necessità di patrimonializzazione degli istituti. Lo scenario che verrà preso in considerazione ipotizza per il 2010 e il 2011 una crescita inferiore di tre punti rispetto a quella prevista da Bruxelles. Verrà simulato un peggioramento del rischio sovrano, con una perdita di valore dei titoli obbligazionari che sarà quantificata tramite degli “haircut” (quota di valore sottratta al valore nominale dei titoli) differenziati per paese. Verranno infine stimate perdite verso creditori “non sovrani”, ovvero privati.

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