Crolla il valore degli europei, crescono le emissioni americane

di Paolo Brambilla

I risultati della ricerca effettuata da Dealogic gettano una luce sconcertante sul mercato del reddito fisso. Dealogic offre servizi di ottimizzazione al sistema bancario in Inghilterra e Usa, ma i dati presentati tengono conto della situazione su tutti i mercati internazionali. Il valore complessivo dei bonds offerti sul mercato europeo nel primo semestre  2010, pari a 1,2 trilioni di dollari, è crollato del 29% rispetto allo stesso semestre del 2009. Questo fatto è dovuto sostanzialmente alla sfiducia degli investitori nei confronti delle emissioni sovrane, ma tocca comunque tutti i mercati indistintamente, quello dei corporate bonds in particolare: le emissioni delle società europee passano da 400 miliardi del primo semestre 2009 a soli 150 miliardi nel primo semestre 2010 (meno 63%). Difficile, a dire il vero, confrontarsi con un semestre storico come questo del 2009: anche la seconda metà dell’anno 2009 aveva già dimostrato un evidentissimo rallentamento. Che cosa succederà nella seconda metà del 2010? Purtoppo la quasi totalità degli analisti, pur augurandosi che il mercato riprenda fiato, sono costretti a dichiarare che assisteremo probabilmente ad un ulteriore calo dei volumi emessi o, nella migliore delle ipotesi, al riallineamento con i valori non entusiasmanti del secondo semestre 2009, pari a circa 200 miliardi di dollari. D’altra parte il periodo di crisi che stiamo attraversando non favorisce certo nuove acquisizioni, che per le società quotate sono normalmente lo stimolo indispensabile per raccogliere denaro fresco sui mercati obbligazionari. Occorrerà attendere almeno fino a settembre per verificare quante nuove iniziative richiederanno finanziamenti dal mercato. Nel frattempo si prenderanno certo uno spazio rilevante le emissioni dei paesi emergenti, che sono usi muoversi abilmente in controtendenza. Un altro comparto, il cui riaffermarsi avevamo segnalato già la scorsa settimana, è quello dei titoli garantiti dal governo americano. I rendimenti di Fannie Mae e Freddie Mac sono decisamente bassi, ma è evidente che in questo momento i risparmiatori stanno cercando sicurezza, più che remunerazione, e si orientano su queste emissioni garantite dal governo per non cadere nelle remunerazioni ancor più basse dei Treasuries americani. Infatti assistiamo a una fioritura di offerte. Evidentemente c’è anche una grande fiducia nella ripresa del mercato immobiliare americano, visti i tassi contenuti richiesti dai nuovi mutui, e questo non può che giovare alle società che questi mutui emettono.
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